Rimini, 19 gennaio 2011 - Come ogni pirata che si rispetti, anche Giulio Lolli aveva un equipaggio. Gli inquirenti non sanno ancora da quale porto italiano il bolognese è salpato per sparire dalla circolazione, ma sono abbastanza sicuri che sia partito a bordo di una grossa imbarcazione.

Lui era uno abituato a girare con almeno 20 metri di yacht e si presume che si sia portato dietro almeno 6-7 persone per aiutarlo a governare la barca. Un bel po’ di marinai da mantenere, senza contare gli spostamenti e gli sbarchi che devono essergli costati fior di quattrini. Quale o chi fosse la sua ‘cassaforte’ non si sa ancora, ma quando, nel novembre scorso, gli investigatori di carabinieri di via Destra del Porto e Capitaneria, riescono a intercettare le sue tracce per la prima volta, il presidente della Rimini Yacht si trova in Algeria, ad Annaba, per l’esattezza. E’ da lì che arriva il primo movimento di denaro che conferma come Lolli sia ancora vivo e vegeto, deciso e in grado di vivere da latitante.

Conoscendo il personaggio, non è difficile immaginare come sia riuscito a passare inosservato, evitando domande scomode. Sicuramente avrà alzato quell’aria elegante e da uomo d’affari che aveva vestito per anni, recitando la parte del turista benestante che tanto gli piaceva. Poi Lolli si sposta a Tabarca, una località turistica della Tunisia, da dove pare sia salpato in tutta fretta quando, qualche settimana fa, sono cominciati gli scontri in quel Paese. Quindi si è diretto in Libia, a Tripoli, dove è stato fermato sabato scorso dalla polizia locale che ha accettato per ‘cortesia’ di eseguire per l’Italia il mandato di cattura internazionale del sostituto procuratore Davide Ercolani.

Su cosa abbia fatto e dove sia stato il ‘pirata’ fino a novembre, è invece ancora buio fitto. Dopo la convocazione nella caserma dei carabinieri di Via Destra del Porto, il 18 maggio, era stato visto per l’ultima volta qualche giorno dopo, a San Marino, dove aveva impiantato un’altra società. Un testimone ha raccontato che era in compagnia di una bellissima donna, forse una delle tante amanti di cui si circondava. O, forse, la ‘fedelissima’ che è anche accusata di averlo aiutato, con un pasticcio finanziario, a salvare la sua casa di Bertinoro, su cui le banche stavano per mettere le mani. Da quel momento si perdono le sue tracce fino, appunto, a novembre, quando una carta di credito riconducibile a lui ricompare in Algeria. Per cinque mesi, Lolli ha veleggiato tranquillo nel Mediterraneo, senza lasciarsi dietro niente e alimentando una leggenda che nonostante il suo arresto, non è ancora del tutto crollata.

Succederà, forse, se deciderà di collaborare con gli inquirenti, anche se c’è da scommettere che ai suoi racconti ne mancherà sempre un pezzo. Chi lo conosce bene, sostiene che è uno che mente a tutti. Non si smentirà, soprattutto ora che si ritroverà addosso una folla di gente imbufalità, pronta a chiedergli conto delle sue truffe milionarie appena rimetterà piede sul suolo italiano. Tra questi ci sono anche i sammarinesi che hanno a loro volta aperto un’inchiesta. Ercolani e il commissario della Legge che si occupa dell’indagine, si vedranno a breve per fare il punto sulle rogatorie e scambiarsi gli atti.