Rimini, 8 giugno 2011 - Questa mattina i carabinieri del Nas di Bologna hanno eseguito, in Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Veneto, Liguria, Toscana, Lazio, Umbria e Puglia, l'operazione 'Anabolandia', che ha già portato all'arresto di quattro persone, tra cui un medico sportivo di Rimini che prescriveva farmaci dopanti. Al momento sono in corso, in 17 province italiane, con perquisizioni a carico di 54 indagati.

In tutto sono sei le misure cautelari disposte dal gip del Tribunale di Rimini a carico di un’associazione per delinquere finalizzata a favorire la prescrizione, l’approvvigionamento e l’assunzione di farmaci dopanti. Tra i destinatari delle misure: un medico sportivo di Rimini, Vittorio Bianchi, che prescriveva e procacciava “doping” ad atleti, professionisti e non, anche minorenni, del calcio, basket, atletica leggera, ciclismo, triathlon, pattinaggio, tennis (''Se gli metti mano all' ormone questi giocano da serie A'', diceva Bianchi a Danilo Chiodi, preparatore atletico del Rimini Calcio, nel 2009, a ridosso della decisive partite dei playout di serie B che i romagnoli giocarono contro l'Ancona) . E ancora: tre dirigenti ed informatori scientifici di una nota azienda farmaceutica lombarda, che assicuravano la fornitura dei farmaci dopanti ad un prezzo scontato e la consegna agli assuntori di una speciale strumentazione necessaria per la somministrazione.

Bianchi è stato bloccato all'aeroporto di Bologna mentre stava rientrando da Boston, con scalo a Parigi. Perquisizioni e sigilli preventivi sono stati posti anche al suo studio medico in centro a Rimini.

Secondo il gip, Chiodi per "alterare fraudolentemente le prestazioni agonistiche degli atleti'' della sua squadra contattava il medico concordando il 'trattamento' di tre atleti con Gonasi 5000 (un prodotto che stimola il corpo alla produzione di testosterone) ed emotrasfusioni con ozono. Il primo contatto risalirebbe al 3 giugno 2009, tre giorni prima della sfida di andata contro l'Ancona. Il 4  il calciatore Emiliano Milone si recò dal medico per farsi fare una emotrasfusione con ozonoterapia. Bianchi poi nella stessa occasione prescrisse epo e Gonasi. In una conversazione intercettata tra i due il medico spiegava che ''l'epo è fondamentale''. Al giocatore, preoccupato dei controlli antidoping sangue-urine dei playout, Bianchi garantì: ''con queste terapie non ci sono tracce''.
 

Le due sostanze vennero poi prese in farmacia dallo stesso dottor Bianchi che poi li consegnò a Milone. Il tutto sotto gli occhi degli investigatori del Nas, che filmarono e fotografarono la scena. Dopo la partita di andata, giocata ad Ancona e finita 1-1, il preparatore del Rimini contattò di nuovo il medico, sempre ascoltato dagli investigatori. Bianchi spiegò che si sarebbe assentato per qualche giorno ma garantì che l'ossigeno-ozonoterapia sarebbe stata praticata da un infermiere di sua fiducia che il 12 giugno fece il trattamento a Milone. 

I contatti continuarono a luglio nella fase di preparazione per il campionato successivo. Così Milone, insieme a un altro calciatore, tornò nello studio di Bianchi e gli venne prescritta l'assunzione di due confezioni di Gonasi e tre confezioni di Omnitrope, ormone della crescita. In quell'occasione Bianchi rassicurò il giocatore sulla non rintracciabilità dell'ormone della crescita nei test antidoping.

Le prescrizioni, emesse con nominativi falsi o inesistenti per evitare che si scoprissero i veri destinatari, venivano soddisfatte da compiacenti farmacisti a cui i dirigenti dell’industria farmaceutica, consapevoli della reale destinazione, procuravano i medicinali ad un prezzo scontato mediante fornitura diretta. Inoltre, per aumentare la vendita dei farmaci e per agevolare le pratiche dopanti fornivano, anche direttamente agli assuntori, uno speciale strumento necessario per la somministrazione. Complici del sistema preparatori atletici ed anche genitori di atleti minorenni.

Milone, Chiodi e l'infermiere sono indagati con Bianchi in base alla legge antidoping e per falso ideologico in certificati commessa da persona esercente un servizio di pubblica necessitaà.

Durante le 65 perquisizioni eseguite in 17 province italiane a carico degli indagati, tra cui atleti professionisti e non. Già ritrovate 500 confezioni di farmaci dopanti, siringhe e strumenti speciali utilizzati per la somministrazione dei medicinali anabolizzanti.

Nel giro sarebbero caduti anche due minorenni, “spinti al doping dai genitori”, spiega Capasso. Ad esempio c’e’ il caso di un genitore che portava i suoi figli tennisti, entrambi minori dal dottor Bianchi. Secondo l’ordinanza il medico, nel giugno 2009, prescriveva con la complicità e su sollecitazione del padre dei tennisti, ad uno Stanozololo, un anabolizzante, e Gonasi, che stimola la produzione di testosterone, non giustificati da condizioni patologiche; all’altro, oltre Stanazololo e Gonasi, anche Omnitrope, un ormone della crescita.
 

Stesso copione nel caso di un ciclista under 23 a cui venne prescritta una terapia dopante a base di Andriol, Gonasi e Synachten (ormone che stimola il cortisolo). Su richiesta di padre e figlio poi il medico spiegò indicazioni sui tempi di sospensione della terapia per evitare la positività ai controlli antidoping. Altro caso quello del luglio 2009 quando un genitore portò dal medico riminese la figlia ciclista professionista, allora ventunenne, e un figlio ciclista amatoriale, allora ventisettenne. Alla figlia sarebbe stata data l’epo, al figlio testosterone. Il padre nei dialoghi con il medico si preoccupava di come nascondere i farmaci prescritti, perchè avendo in casa la figlia professionista non voleva rischi. Alla fine decisero di tenerlo fuori all’esterno dell’abitazione.
 

Inoltre, nell’inchiesta c’e’ anche un’atleta master campionessa del mondo dei 400 a ostacoli a cui il medico avrebbe prescritto stanazolo, testovis, andriol, tutti anabolizzanti androgeni, e ormoni della crescita. Il marito, anche lui medico, oltre ad accompagnarla da Bianchi, si sarebbe impegnato per trovare alla moglie dell’ormone della crescita a prezzi contenuti. Nelle intercettazioni emerge anche che il marito ha intenzione di fare seguire anche il figlio di 17 anni, che pratica atletica leggera, da Bianchi.
 

Nel mirino degli investigatori sono finiti anche Luca Verdecchia, azzurro della staffetta 4x100 di atletica leggere e Mauro Guenci, campione del mondo di pattinaggio a rotelle detentore di nove record del mondo, a cui sarebbe stato prescritto ormone della crescita con una ricetta a falso nome.

Alcuni degli indagati, come il giocatore di basket Mauro Liburdi, sono stati sorpresi, prima che dall'Arma, dalla giustizia sportiva e squalificati per doping: nel 2009, quando vestiva la casacca del Latina, Liburdi e' stato sospeso per due anni (fino al 19 novembre 2011) dopo essere risultato positivo ai controlli.