Rimini, 9 giugno 2011 - LUI il medico sportivo più famoso di Rimini e non solo, già al centro di un’inchiesta della magistratura riminese nel 2004 oltre che nel mirino di Strisca la notizia, torna nei guai per via del doping. Vittorio Bianchi, riminese, 61 anni, ieri alle 12 è stato arrestato all’aeroporto di Bologna dai Nas. Tornava da Boston ed aveva fatto scalo a Parigi. I carabinieri lo ritengono al vertice di un’organizzazione che attraverso l’utilizzo di ormoni e anabolizzanti mirava ad alterare le prestazioni sportive degli atleti professionisti ed amatoriali.

Bianchi, posto agli arresti domicliari nell’operazione chiamata Anabolandias, avrebbe fatto parte di un’associazione a delinquere assieme a un direttore commerciale della casa farmaceutica Sandoz di Legnano, Giorgio Oronti, di 54 anni, e a due informatori medici, Alberto Coraducci, di 53 anni. bolognese, capo area nord orientale della stessa ditta e Daniela Merlanti , 36 anni, che vive tra Senigallia e Marotta. Ora tutti e quattro si trovano agli arresti domiciliari dopo che i carabinieri dei Nas, guidati dal capitano Sabato Simonetti, hanno perquisito le loro case e i loro uffici. L’ambulatorio riminese del dottor Bianchi è stato posto sotto sequestro, così come i suoi computer e tutta la sua documentazione. Nel suo ufficio sarebbero stati filmati una infinità di passaggi di farmaci da medico a sportivo. E’ accusato di concorso esterno nell’associazione a delinquere un infermiere riminese del centro d’igiene mentale dell’Ausl, A.C., quarantenne riminese. Lui come misura cautelare ha solo l’obbligo di firma.

LE CINQUE persone raggiunte dall’ordinanza secondo l’accusa, rappresentata dal pm riminese Marino Cerioni, seppure coscienti della destinazione illecita dei prodotti, approvvigionavano le farmacie indicate da Bianchi e anche il medico stesso di sostanze da doping, tra cui Omnitrope (ormoni delle crescita) e Binocrit (un farmaco che fa aumentare i globuli rossi), prodotti dalla Sandoz. Avrebbero anche consegnato a domicilio agli atleti che utilizzavano le sostanze una cosiddetta ‘penna’, uno strumento necessario per assumere l’Omnitrope. Bianchi consegnava ricette che non avrebbe potuto fare perchè certi farmaci vanno somministrati solo con determinate procedute da parte dell’Ausl. Ma soprattutto molto spesso le ricette erano intestate a nomi di fantasia. In tutta Italia sono 58 gli indagati, di questi circa la metà sono del Riminese. Per la maggior parte si tratta di atleti, alcuni dei quali professionisti, ma la maggioranza dilettanti. Tra questi ci sono l’ex giocatore Emiliano Milone e l’ex preparatore Danilo Chiodi del Rimini.

Ieri i Nas che hanno impegnato 125 uomini, hanno fatto perquisizioni in 10 regioni e 17 province, hanno passato al setaccio anche 22 tra case ambulatori e farmacie del Riminese. Mentre nessuno dei titolari delle 4-5 farmacie risulta nel registro degli indagati, vi sono 28 persone tra Rimini e Santarcaneglo, Riccione, Coriano, Misano e Cattolica senza trascurare neppure Novafeltria, Santarcangelo e San Leo.

DAVVERO nel grande pentolone di Anabolandia c’è finito di tutto: dai due padri che compravano ormoni steroidei e anabolizzanti per i loro figli, compreso il genitore di due piccoli campioncini di tennis, uno dei quali aveva appena 15 anni all’inizio dell’inchiesta, e il padre di due giovanissimi ciclisti appena maggiorenni. C’era pure una campionessa master di atletica di Misano, indagata assieme al marito medico. E poi due titolari di palestra, ciclisti, un marchigiano campione mondiale di pattinaggio in linea .
 

L’inchiesta non sembra conclusa anche perchè per la maggior parte delle ricette e la vendita dei farmaci sembra che avvenissero pagamenti in nero. E’ già pronto un versante fiscale dell’inchiesta. Mentre partirà al più presto anche la procura sportiva che valuterà gare e titoli alla luce dei risultati dell’inchiesta.
Ieri a Rimini a presentare Anabolandia è intervenuto anche il teneten colonnello Giovanni Capasso, comandante del Gruppo carabinieri per la Tutela della Salute di Roma che ha sottolineato come l’inchiesta sia scaturuita dalla costola di un’altra inchiesta dei Nas e come il dottor Bianchi fosse nel mirino degli investigatori da tempo.

C’era infatti il sospetto che dopo l’inchiesta del 2004 e l’intervento di Striscia la Notizia, nonostante fosse sotto processo in questi mesi per quella vicenda, il dottore avesse ripreso la sua ‘solita’ attività. Il suo studio è stato dotato di cimici e telecamere che avrebbero raccolto preziosissime prove sui suoi presunti traffici.