Rimini, 27 agosto 2011 - SCATTA l’allarme tubercolosi anche negli ospedali di Riccione e Novafeltria: 50 tra medici e infermieri sotto profilassi dopo il caso di una paziente la cui patologia non era stata individuata immediatamente.
Si tratta di un’anziana donna, residente a San Leo, che ha iniziato a non sentirsi bene nel mese di luglio. Una tosse insistente e la febbe che non accennava a scendere hanno costretto la donna a rivolgersi ai medici dell’ospedale di Novalfeltria. Una prima diagnosi non sembra, però, abbia individuato subito, o almeno ipotizzato, l’esistenza del batterio della tubercolosi. Per questo è stata visitata e rimandata a casa con una terapia medica che non avrebbe dato i risultati sperati.
L’anziana è stata così riportata in ospedale, sempre a Novafeltria e, questa volta, è stata ricoverata. Ma a questo punto viste le condizioni abbastanza preoccupanti della donna, i medici dell’Alta Valmarecchia hanno deciso di mandarla all’ospedale di Riccione per un consulto.
Valutate le condizioni che non accennavano a migliorare e i precedenti clinici, i sanitari riccionesi hanno da subito sospettato che potesse essere stata colpita dalla tubercolosi.
La paziente è stata così intubata (le sue condizioni di salute iniziavano a peggiorare in modo preoccupante) e ricoverata in isolamento nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Ceccarini. A questo punto si è presentato il problema di tutto il personale ospedaliero che era venuto a contatto con la donna prima che venisse isolata: 50 medici e infermieri tra Riccione e Novalfetria (e tre altri ricoverati che erano stati vicini alla donna), più una quindicina di familiari dell’anziana.
Tutti sono stati sottoposti al test Mantoux, la prova diagnostica che consiste nell’iniezione intradermica di una piccola quantità nota di tubercolina al fine di saggiare la reattività dell’individuo a una eventuale infezione dal micobatterio della tubercolosi.
L’allerta su questo tipo di patologie, negli ospedali è sempre molto alta. E’ di questi ultimi giorni il caso dell’infermiera romana che, non sapendo di avere contratto la tubercolosi, ha infettato alcuni bambini appena nati.