Rimini, 4 marzo 2012 - LA vivono bene la loro storia. Il 7 gennaio hanno festeggiato vent’anni d’amore. Sono riusciti a non nascondersi Marco e Gabriele. Da diciotto anni abitano nella casa riminese, in periferia, che si sono comprati con il mutuo. Accolti amorevolemente dalle rispettive famiglie. A patto di non affrontare mai l’argomento della loro omosessualità. E ora la decisione di sposarsi, di andare in Novergia per legalizzare la loro unione, ha un po’ destabilizzato questo silenzio-assenso a un amore diverso. Diverso da quello che possono concepire i genitori settantenni di Marco, lei superattiva casalinga, lui un energico artigiano. E anche la madre di Gabriele, attempata vedova piemontese. Così le famiglie non voleranno in Norvegia a festeggiare i due sposi. Motivo questo di grande dispiacere per i due protagonisti di questa storia.
«SONO molto emozionato — confessa Marco, 44 anni, rotondo, artigiano, raffinato cultore del bello e della cucina —. Manca meno di un mese al matrimonio e non dormo più».

Emozionati entrambi?
«Si certo. Anche io». E dalla parte razionale della coppia, l’ingegner Gabriele, 48 anni, asciutto, intellettuale divoratore di quotidiani e riviste, non te lo aspetteresti. Si sposano a Oslo sabato 24 marzo con un gruppo di amici che li seguirà da Rimini fino alla capitale nordica appositamente per assistere alla non convenzionale cerimonia in municipio alle 13 precise. Seguirà uno spuntino e poi tutti a riposare e a prepararsi per la grande festa. La cena in un ristorante locale si serve dalle 18, com’è costume nei Paesi del Nord Europa.
 

Perchè proprio in Norvegia?
«E’ uno dei pochi Paesi dove ci si può sposare tra persone dello stesso sesso, ma soprattutto anche se nessuno dei due è residente in quello Stato. Cosa per esempio che non si può invece fare in Spagna o in Germania», spiega Gabriele.
 

Perchè avete deciso di sposarvi?
«Per la stessa ragione per cui si sposano tutte le coppie. Perchè la nostra unione è basata sull’integrazione nella società».
 

Come avete scelto questa strada?
«Il percorso è lo stesso che hanno fatto Sergio Lo Giudice, capogruppo del Pd in consiglio comunale di Bologna e il suo compagno, Michele Giarratano. Loro si sono sposati in agosto e poco dopo anche noi abbiamo iniziato a pensarci su».
 

Quanto costa sposarsi a Olso?
«In municipio assolutamente niente. Basta indicare i particolari tramite mail e ti fissano la data della cerimonia».
«Sono i documenti che costano — precisa Marco —. Perchè vanno tutti tradotti in inglese con particolari procedurre e notifiche. Per questi abbiamo speso sugli 800 euro».
 

Ma Marco e Gabriele non sono i vostri nomi veri. Come mai, nonostante la vostra storia sia arcinota a tutti quelli che vi vogliono bene, poi non avete voluto mostrarvi pubblicamente?
«Purtroppo il livello di omofobia è ancora troppo alto anche nella nostra realtà. E chi deve lavorare in mezzo agli altri, come noi, rischia di essere additato, allontanato, discriminato o deriso. Meglio evitare».
 

Siete pronti però a fare battaglie per vedere riconosciuti i vostri diritti?
«Per ora abbiamo fatto una scelta molto personale, direi intima. Sappiamo perfettamente che in Italia il nostro matrimonio non ha assolutamente nessun valore legale, purtroppo. Nè per le eredità, nè per le scelte sanitarie, niente di niente. Ma appoggiamo le battaglie delle organizzazioni omosessuali che si battono perchè vengano ricosciuti i diritti delle coppie gay e di tutte le altre coppie di fatto».