Rimini, 19 settembre 2012 - L’Edilvalmarecchia, tra le aziende edili più note e importanti del Riminese, proverà a salvarsi e a chiudere i debiti con una proposta di concordato. Se l’operazione andrà in porto, l’impresa eviterà la chiusura ‘forzata’ e continuerà a operare sul mercato.

Ma in questi ultimi due anni sono tante le aziende immobiliari riminesi che non ce l’hanno fatta, e che sono andate in default lasciando in mano alle banche (le principali creditrici delle imprese) un patrimonio di case, terreni e capannoni ingente. Alcuni di questi appartamenti sono già finiti all’asta, per altri gli istituti di credito hanno cercato di avviare complicate trattative con altre imprese immobiliari, molto spesso non andate a buon fine. Il risultato è che oggi, a Rimini, ci sono centinaia e centinaia di case ‘congelate’, di cui le banche sono diventate di fatto proprietarie per i crediti vantati verso le imprese fallite o chiuse.

Un patrimonio ingente, appunto, e che in qualche modo sta condizionando il mercato immobiliare riminese. Alcuni istituti di credito si tengono per ora ‘stretti’ gli appartamenti, in attesa che il mercato esca dalla crisi e che qualche azienda edile faccia la propria offerta. Per altre abitazioni invece la vendita all’asta è già stata fatta. Una ventina di appartamenti, dal 2011 a oggi, sono finiti all’asta già più di una volta, per la mancanza di compratori. Anche per questo motivo le banche, prima di avviare la procedura esecutiva e far finire gli immobili all’asta, ci pensano bene.

“Le perizie fatte sulle stime degli immobili sono sempre molto basse — spiega un noto funzionario di banca, che vuole mantenere l’anonimato — Se poi la prima asta va deserta, l’immobile torna all’incanto con il prezzo ribassato. Non conviene neanche a noi rischiare. Stiamo cercando di tenere duro, per vedere se possono esserci soluzioni alternative”.

In alcuni casi però la procedura è stata avviata. Una delle più note banche riminesi, dal 2011 a oggi, è già stata costretta a far mettere all’asta (per rientrare dei finanziamenti che aveva erogato alle aziende) quasi una cinquantina tra appartamenti, capannoni e terreni edificabili. Un ‘tesoro’ frutto del fallimento di ben cinque imprese immobiliari del Riminese, tra cui il gruppo Edilcasa (che ha cessato l’attività dopo che aveva venduto, sulla carta, una serie di villette a Torriana) e la Ubaldi.

“Il peggio deve ancora arrivare — spiega Luigi Sartoni, direttore della Banca Popolare Valconca — I provvedimenti esecutivi hanno tempi lunghi, si parla anche di 4-5 anni da quando la banca mette in sofferenza un’impresa a quando un immobile o gli immobili di quell’imprese vengono poi messi effettivamente all’incanto dal tribunale”. Questo, secondo Sartoni, “fa prevedere che già dal 2013 possa esserci una vera esplosione di immobili messi all’asta, a causa della chiusura forzata delle imprese edili riminesi”.

Manuel Spadazzi