Rimini, 29 marzo 2013 - I VAMPIRI sono tra noi. E vivono tra Cesena e Rimini. Uno dei clan italiani, si fa chiamare «Darlk» ed è un gruppo di real vampire (vampiri reali, ndr) romagnoli. Uno dei quattro fondatori, tutti della riviera con un forlivese, è Horus Sat, intervistato mercoledì nel programma televisivo Mistero, su Italia Uno, all’interno di un noto pub riminese. Quarantacinque anni, convinto di aver avuto genitori vampiri, ha a sua volta un figlio di 26 anni, che, come il padre, beve sangue invece che farsi l’aperitivo. Horus Sat infatti sostiene di far parte di una dinastia ultrasecolare di real vampire.
 

MA CHI sono questi vampiri? E soprattutto quanti sono? In tutto il mondo sarebbero circa un migliaio. In Italia i vampiri ‘dichiarati’ sono 120, iscritti alla ‘Lega Italiana Real Vampire’, fondata ad ottobre 2011. Si definiscono «persone normali: con una famiglia, degli amici, un lavoro». Non hanno canini affilati, non dormono nelle bare e non sono nemmeno immortali. Ma sono più sensibili alla luce e dicono di avere «un forte bisogno di energia, che possono assimilare dai quattro elementi (terra, acqua, fuoco e aria), o dalla mente o infine dal sangue». Prevalentemente umano, di cui si nutrono un paio di volte a settimana. «E’ una necessità fisiologica — raccontava Horus Sat in un’intervista radiofonica mesi fa — riconosciuta a livello medico. Come quantità ne assumiamo da un cucchiaio a mezzo bicchierino da caffè». Non berne, giurano i real vampire, «provoca un malessere fisico».
 

COME BEVONO il sangue? Viene succhiato dal braccio del donatore, volontario e che lo fa a titolo gratuito, a cui viene praticata un’incisione col bisturi. Da alcuni anni, assicurano gli adepti, sono partite ricerche sul ‘realvampirismo’ e sembra che alla base di tutto ci sia un «retrovirus non mortale che muta geneticamente gli individui». Inutile dire che non sono dati confermati scientificamente. Per procurarsi il sangue i ‘vampiri’ seguono procedure meticolose e ci tengono a dire che le hanno regolarizzate. Anche in Italia. «Accettiamo sangue solo da donatori che si offrono spontaneamente — continua Horus Sat — esclusivamente maggiorenni e consenzienti, che stipulano un contratto prima della donazione. Devono portare le proprie analisi del sangue che documentino di non avere malattie ematicamente trasmissibili». «Non siamo dei mostri e nemmeno degli squilibrati». Dicono loro. 

Rita Celli