Rimini, 7 maggio 2013 - CORREVA l’anno 1989, il muro di Berlino doveva ancora cadere ma intanto sulla Riviera si era abbattuto il ‘muro’ delle mucillagini. E il ‘divo’ Giulio si presentò scherzando così: «Arriverò a Rimini con lo scafandro...». Al Meeting qualcuno lo accolse con i fischi. Fu un’eccezione, perché Rimini ha sempre steso il tappetto rosso per Giulio Andreotti. Per il il senatore a vita, scomparso ieri a 94 anni nella sua casa romana, il Meeting era diventato un secondo palazzo Madama. Di più: a Rimini, anche se per pochi giorni all’anno, Andreotti si sentiva a casa. Nella sua ultima partecipazione alla kermesse di Cl nel 2009, quando gli organizzarono la festa per i 90 anni, a chi gli chiese: «Presidente si sente a casa?», lui rispose: «Devo dire che due giorni all’anno li festeggio in modo particolare: quello in cui sono nato, il 14 gennaio, e questo in cui vengo tra voi». Nel 2000 il popolo di Cl intonò persino un coro cantandogli: «Sei bellissimo!».
 

La storia di Andreotti a Rimini è strettamente legata a quella del Meeting, dove il senatore è stato ospite per ben 22 volte. Sarebbero state di più, se i processi non avessero tenuto alla larga Andreotti dal ‘Meeting’, a cui partecipò fin dalla prima edizione, nel 1980. Ma le frequentazioni di Andreotti in Riviera sono andate ben la fiera. Il senatore è stato presidente del Pio Manzù, ha fatto visita varie volte a don Oreste Benzi e alla comunità della Papa Giovanni, all’amico don Salvatore nella colonia estiva di Torre Pedrera, è stato a Italia in Miniatura e a Bellaria. Vita mondana non ne faceva, se non per incontrare i suoi fedelissimi in qualche ristorante. In uno di questi, che tante volte aveva servito Andreotti, gli fu rifiutato un tavolo: erano i giorni in cui teneva banco il suo processo per mafia. Un passato che ricorda così la deputata riminese del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti: «E’ morto Andreotti, condannato prescritto per mafia».

Un’altra storia, questa, perché a Rimini Andreotti era davvero il ‘divo Giulio’. Nonostante non abbia mai risparmiato frecciatine alla Riviera. Molti ricordano quando (è il 1989), di fronte ad albergatori e bagnini che lo incalzavano per i danni causati dalle mucillagini, Andreotti rispose: «Ma io tutta questa ricchezza perduta non la vedo dalle tasse». Un chiaro riferimento all’evasione dei riminesi. Per la Dc riminese è stato un faro. «Era mostruoso — ricorda l’ex senatore Foschi — per l’intelligenza e la sua capacità di fare 4 o 5 cose contemporaneamente. Peccato si sia contornato di personaggi squallidi». Resta famosa la battuta che Andreotti fece a Sanese, Foschi e agli altri esponenti della Dc alla fine degli anni ’70. Questi andarono da lui, per chiedergli consiglio su come battere il Pci alle elezioni comunali e conquistare palazzo Garampi. «Ma cosa ve ne fate del Comune? — gli rispose Andreotti — Avete già la Cassa di risparmio!».
 

Manuel Spadazzi