Rimini, 12 giugno 2013 - «LA NOSTRA famiglia si è tragicamente spezzata, ma Thomas ci ha lasciato una famiglia più grande: quella del Velvet». Una famiglia di oltre 2mila persone che ieri si è data appuntamento sulla pista del Velvet per ballare per l’ultima volta con Thomas Balsamini, scoparso lunedì a soli 47 anni. Un funerale davvero speciale, perché l’uomo era speciale. Una festa vera, con le luci stroboscopiche accese, i ragazzi con addosso la maglietta del Velvet, il bar aperto per distribuire birra e solidarietà (ogni consumazione è andata completamente in beneficenza all’Ail, l’associazione italiana contro le leucemie). E poi la musica: quella musica che ha reso famoso Thomas e ha fatto, dello Slego prima e del Velvet poi, locali di culto della Riviera.

SE LO MERITAVA un addio così Balsamini, molto più che un dj di talento, molto più che un gestore di locali intelligente e attento. «La musica deve andare avanti, lo vorrebbe anche Thomas», ripete Lucia Chiavari, la moglie, agli amici che le vanno incontro per farle le condoglianze. E’ stata lei a organizzare tutto, nella terribile e memorabile giornata di ieri. Il Velvet vestito a festa, come se dovesse ospitare un altro grande concerto. La corona di fiori, con lo stemma del Velvet, adagiata di fronte al palco collocato in mezzo alla pista. Quel palco dove, poco dopo le 15, gli amici di Thomas hanno portato a spalla la bara accompagnati da un lungo e commosso applausi e da quella colonna sonora che decine di migliaia di persone conoscono alla perfezione: la sigla d’apertura del Velvet, con la sirena che suona forte e potentissima prima di ogni serata. È un funerale, ma sembra un festa. Anche se il momento è tragico, anche se Lucia vorrebbe chiudersi nel silenzio, perché «non ci sono parole». La parola, allora, alla musica. Che suona per dieci minuti, prima che uno dei più stretti collaboratori di Thomas, Mirco Veronesi, prenda il microfono per ricordarlo. «Benvenuti nella casa di Thomas, la casa della musica. Io sono uno di quelli che ha avuto di più da lui, sono diventato uomo grazie a lui. Oggi (ieri per chi legge, ndr) qui c’è tutta la squadra del Velvet, ma manca il nostro capitano Thomas! E’ la nostra Superga».

QUALCUNO depone una sciarpa del Torino (di cui Balsamini era grande tifoso) sulla bara, un altro quella del Rimini. Il calcio, come la politica e la musica: le sue grandi passioni in una vita vissuta intensamente, insieme a Lucia e ai figli Greta ed Edoardo. Anche la moglie, nonostante la commozione, prende la parola per raccontare uno degli ultimi momenti passati insieme: «Thomas era già sotto cura da settimane — ricorda — mi ha chiesto di portargli un impianto stereo in camera. Ha suonato circa un’ora, dopo sono andata di sopra e lui mi ha detto: Mi mancava fare musica, mi mancava la musica».

MA LA MUSICA non è finita. «La nostra famiglia si è spezzata tragicamente, ma Thomas ci ha lasciato in dono una famiglia più grande, quella del Velvet». Dei tanti, arrivati ieri anche da Bologna, Forlì, Ravenna, che sulla pista dello Slego e del Velvet ci sono passati. Dei tanti riminesi che hanno lavorato con Balsamini. Una grande famiglia, una squadra che ha perso il suo capitano.

Manuel Spadazzi