Rimini, 18 agosto 2013 - DIECI hotel in odore di camorra! E’ quanto emerge dal monitoraggio fatto dalla Prefettura di Rimini su duecento alberghi dell’intera provincia. Strutture ricettive che negli ultimi tre anni sono passate di mano o hanno registrato cambiamenti nell’assetto societario. «Sui duecenti alberghi che abbiamo analizzato accuratamente — spiega il prefetto Claudio Palomba — sono intorno a una decina quelli sospetti sui quali sono in corso ulteriori approfondimenti, insieme alla forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria». «Abbiamo esaminato — prosegue il prefetto di Rimini —, riguardo all’ultimo triennio, le cessioni, i sub-ingressi o le modificazioni societarie di queste aziende alberghiere, con particolare attenzione a quelle a tre e quattro stelle». Risulta essere «medio-alto» il target della decina di alberghi rimasti impigliati nella rete del ‘Protocollo per la legalità e lo sviluppo del settore ricettivo-alberghiero’. Documento di 5 pagine firmato lo scorso 14 maggio da Prefettura, Provincia, Comuni costieri, Camera di Commercio, Federalberghi, Consiglio notarile, ordini di Commercialisti, Architetti, Ingegneri.
 

BOCCHE OVVIAMENTE stracucite in Prefettura su quali siano gli hotel in odore di mafia o camorra. «Si sta procedendo celermente con l’attività investigativa — continua Palomba —. Dai Comuni, in base alle previsioni del protocollo, ci vegono inviati continuativamente dati, anche riguardo a intestazioni di beni a persone terze». «Forniamo con cadenza quindicinale nuove segnalazioni alla Prefettura in base ai parametri di ricerca concordati nel protocollo — spiega il dirigente del Comune di Rimini Remo Valdisserri —. Sui duecento alberghi inizialmente segnalati la scrematura è da tempo completata. Poi la Prefettura agisce in base ai parametri di riferimento». «Siamo molto preoccupati e temiamo che la situazione possa sfuggirci di mano — afferma il presidente della Provincia Stefano Vitali —. La tendenza non è del tutto nuova, ma ora il tessuto rischia di non reggere più». Il riferimento è alla crisi ma anche alla crescente difficoltà per le aziende ad accedere al credito bancario. Lo stesso procuratore capo di Rimini Paolo Giovagnoli ha parlato della riviera come «zona particolarmente esposta alle infiltrazioni». Se un tempo i clan compravano - in maniera discreta - discoteche e ristoranti, oggi guardano agli hotel. Numeri in crescita che hanno fatto suonare l’allarme delle istituzioni. Di qui il varo dell’Osservatorio provinciale contro la criminalità organizzata. Che sta dando i primi frutti.
 

A PARTIRE DAL PROTOCOLLO. La cui introduzione recita: «Il possibile interesse al reimpiego di capitali illeciti da parte della criminalità organizzata nella gestione di strutture ricettive alberghiere costituisce un fattore di rischio da tenere sotto costante osservazione, e al quale conttrapporre, attraverso il convergente impegno delle istituzioni pubbliche e delle organizzazioni private di settore, concrete azioni di prevenzione, compreso un rafforzamento delle cautele antimafia». Tra i punti operativi, al primo posto, controlli a campione delle Segnalazioni di inizio attività, nuova apertura, subingresso o variazione soggettive delle strutture ricettive». E’ la parte di protocollo sinora applicata.

Mario Gradara