Rimini, 29 ottobre 2013 - TORNANO i ‘fantasmi’. Sono quelli della Uno Bianca che si materializzeranno stamattina con l’arrivo in Tribunale di Roberto Savi ed Eva Mikula. Salvo sorprese, arriveranno entrambi per testimoniare nel processo che vede alla sbarra Thomas Samogyi, l’unghese amico di Eva che viene indicato come l’armiere della sanguinosa banda di poliziotti che ha fatto 24 morti e oltre 100 feriti. Ma ci saranno anche i familiari di quei morti, decisi a guardare di nuovo negli occhi chi li ha privati dagli affetti più cari, e decisi a entrare in aula. La volta scorsa, con Fabio Savi, erano stati costretti a rimanere fuori. Il suo difensore aveva chiesto che l’udienza si tenesse a porte chiuse, per ragioni di ordine pubblico, e la Corte aveva accolto la richiesta. E non è escluso che oggi si ripeta lo stesso copione. Un rifiuto, quello di farli entrare, che i familiari delle vittime avevano vissuto come «un’umiliazione».

«Siamo alla vigilia del ventennale della cattura della banda — avevano lamentato nel corso della commemorazione che si è svolta a Bologna il 13 ottobre scorso (GUARDA LE FOTO) — e sono trascorsi 27 anni dall’inizio delle loro azioni criminali. Per noi però è ancora come se fosse ieri, il nostro dolore è ancora vivo, struggente, palpitante». Loro volevano vedere Fabio in faccia, «desideravamo soltanto che si rendesse conto che noi dell’associazione vittime vigiliamo ancora perchè sia fatta giustizia». Oggi arriveranno da Bologna e ci riproveranno. proveranno a guardare in volto il capo del commando assassino e l’ex donna di Fabio Savi, all’epoca poco più di una ragazzina.