Rimini, a 80 anni restituisce il reddito di cittadinanza

La donna aveva un’assicurazione sulla vita in favore dei nipoti, dal valore di 75mila euro. Finita a giudizio: è stata assolta

L’anziana rimase coinvolta in un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza

L’anziana rimase coinvolta in un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza

Rimini, 2 ottobre 2022 - A più di 80 anni si è trovata a dover affrontare una battaglia giudiziaria nelle aule del tribunale di Rimini. Su di lei pendeva un’accusa durissima: aver abbindolato lo Stato per poter beneficiare del reddito di cittadinanza. Alla fine però l’anziana riminese, assistita dall’avvocato Maurizio Ghinelli, è riuscita a dimostrare la sua totale buona fede e a uscire a testa alta e da innocente dal processo. Nei giorni scorsi il gup, su richiesta della stessa Procura, l’ha assolta dall’accusa in quanto il fatto non costituisce reato. Tutto comincia nel gennaio del 2019, al momento dell’introduzione del sussidio voluto dal Governo Conte I.

La protagonista della storia è una donna di più di 80 anni, che vive da sola e percepisce una pensione minima di circa 600 euro. Non è sposata e non ha figli: gli unici parenti sono due nipoti che la assistono economicamente. Sono proprio loro a consigliarle di rivolgersi al patronato per richiedere il reddito di cittadinanza, che le consentirebbe un’esistenza un po’ più dignitosa. L’anziana si rivolge al Caf, che istruisce la pratica per ottenere il benefit. L’unico nodo da sciogliere riguarda in particolar modo un’assicurazione sulla vita in favore dei nipoti, dal valore di 75mila euro, frutto di una donazione che la donna ha ricevuto alcuni anni addietro.

Da un punto di vista legale, le polizze sulla vita non fanno reddito e non vanno dichiarate solamente se non prevedono la clausola di riscatto anticipato. Clausola che però è prevista dall’assicurazione sottoscritta dall’anziana. Il patronato si prende del tempo per valutare attentamente la questione. Sul tema interviene anche l’Inps con una apposita circolare. Forse però il documento viene interpretato erroneamente dai funzionari del Caf. Per loro, l’anziana ha tutte le carte in regola per ottenere il reddito di cittadinanza e così mettono in moto l’iter che si conclude con l’erogazione del sussidio. Passano alcuni mesi e scattano i primi controlli a campione della Guardia di Finanza. Le Fiamme Gialle le contestano proprio la polizza. Il caso finisce davanti al giudice. La donna riesce a dimostrare la sua completa buona fede: l’errore non è stato commesso da lei, ma dai funzionari che hanno seguito la sua pratica. Chiarito l’inghippo, gli inquirenti non possono far altro che richiedere la sua assoluzione. D’altra parte lo Stato non ha subito alcun danno: la donna infatti non ha mai prelevato un solo euro delle somme depositate sul suo conto e ha provveduto immediatamente a restituirle.

l. m.