Abbatte un muro e la sfrattano: "Ma io da qui non me ne vado"

Silvana Marchetti aveva compiuto delle modifiche interne all’immobile popolare che occupa con due figli. Ieri il tentativo dell’ufficiale giudiziario di entrare nella casa. Acer: "Il procedimento non si ferma"

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"Io da questo appartamento non me ne vado. Ci abito da ventuno anni, ho tre figli, due vivono con me, uno ha nove anni; come ragazza madre ho sempre lavorato da addetta alle pulizie per tirare avanti la mia famiglia. Pagando all’Acer l’affitto che dovevo versare. Le modifiche interne all’alloggio che ho fatto con le mie mani erano necessarie perché i ragazzi crescevano. Quando mi hanno intimato il ripristino l’ho fatto. Non mi faccio cacciare fuori di casa se non mi danno un altro tetto sopra la testa". E’ un fiume in piena Silvana Marchetti, ’Ilda’ per gli amici, che abita in una casa popolare a Spadarolo. "Nel 2019 Acer ha avviato lo sfratto per ’abbattimento di muri interni’ – continua Marchetti –. Che non erano muri portanti, avevo fatto un arco e ingrandito una cameretta, perché i due bimbi più piccoli erano cresciuti. Quando Acer me l’ha intimato, ho ripristinato tutto. Ma non si sono presentati alla verifica nei tempi fissati, io poi sono tornata a Matera da mia sorella, che aveva bisogno di me, e che poi è purtroppo mancata. Quando sono tornata mi è stato detto che non avevo rispettato i tempi. Non era vero. Sono caduta in depressione. Ora mi sento dire che se non avrò un tetto i servizi sociali potrebbero anche portarsi via mio figlio".

Ieri l’ufficiale giudiziario, accompagnato dal fabbro di servizio, ha fatto un primo tentativo di aprire manu militari la porta dell’alloggio. Andato a buca. Ma torneranno. "Da quando ho lo sfratto esecutivo, il 4 ottobre – prosegue – ho preparato le valige. Posso andare altrove, anche in una Casa famiglia, ma coi miei due figli. Acer invece mi propone un sostegno di 2-3 mesi per andare da qualche parte, e poi arrangiarmi. Ma cosa trovo con 900 euro al mese di stipendio, due figli da crescere e sfamare e le bollette da pagare?" Dall’Acer spiegano che "alla signora era stato indicato un termine di un mese, nel marzo 2019, per ripristinare i muri interni modificati, ma lei non l’ha rispettato. A quel punto il Comune di Rimini ha fatto partire la decadenza. Purtroppo per lei, la signora non ha fatto opposizione legale, il che avrebbe stoppato il provvedimento. A questo punto il procedimento di sfratto esecutivo non si ferma. Lei dovrebbe lasciare quell’appartamento e mettersi in graduatoria per cercare di ottenerne un altro. Una situazione spiacevole, anche perché di mezzo c’è un minore". Che sarà comunque tutelato, non certo ’portato via’ alla madre: già allertato il Servizio tutela minori. "E’ una situazione che si protrae da tre anni, non un fulmine a ciel sereno", chiosano d Acer.

Altra complicazione: con la decadenza dal diritto, il canone d’affitto cessa di essere ’popolare’, e passa da circa 120 a 700 euro al mese. "La signora ha accumulato un debito sui 27mila euro", aggiunge Acer. Condizione, quella di essere debitori, che impedisce di accedere alle graduatore per le case popolari. "Non mi sono opposta al provvedimento – spiega Ilda – perché non ho trovato un legale in gratuito patrocinio".

Mario Gradara