Abbiamo tutti bisogno di formazione e di educazione

Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha scosso il nostro Paese e la nostra comunità. Bisogna dare maggiore impulso alla battaglia per le pari opportunità e contro la violenza di genere. Educazione e formazione sono necessarie per tutti, adulti compresi. #25novembre #Rimini #femminicidio

Il drammatico femminicidio di Giulia Cecchettin ha scosso ulteriormente il nostro Paese e la nostra comunità Riminese, nonostante siano ormai quotidiani i casi come questo. Riscontro tra le persone un coinvolgimento profondo, probabilmente perché Giulia era molto giovane, così come l’uomo che le ha strappato la vita. Questo turbamento collettivo deve almeno avere un senso: quello di dare maggiore impulso alla battaglia sulle pari opportunità e sull’eliminazione della violenza di genere. Uso il termine ‘battaglia’ perché nonostante la violenza sulle donne sia ormai un fenomeno sistematico e non sporadico, siamo ancora costrette a spiegare le ragioni delle nostre rivendicazioni su parità e rispetto, che quotidianamente vengono disattese, sminuite e persino derise da molti uomini, e purtroppo anche donne. Non basta ‘stracciarsi le vesti’ dopo l’ennesimo episodio, e poi rimandare nuovamente quelle strategie e provvedimenti che potrebbero fare la differenza. L’assassino di Giulia non era un ‘mostro’, era un ragazzo come chiunque altro. La responsabilità dei reati è naturalmente individuale ma qui si va oltre: c’è un tema culturale che riguarda in primis gli uomini, gli uomini che dovrebbero essere i primi a combatterla senza anch’essi più stare a guardare. Prima di tutto cominciando fermamente a condannare non solo gli episodi tragici, all’indomani di una fortissima emozione, ma riflettendo e mettendo in discussione la qualità del rapporto che ha con la propria compagna, sorella, madre, figlia, collega di lavoro. Il cambiamento, quello decisivo, passa da qui. Da assessora alle pari opportunità, alla scuola e all’università, mi rivogo ai e alle dirigenti scolastiche, alle e agli insegnati, affinché introducano nei programmi scolastici di ogni ordine e grado un lavoro strutturale e annuale sull’educazione all’affettività e sulla parità di genere. Aprire gli occhi ai ragazzi e alle ragazze su questi temi può essere fatto insegnando qualsiasi materia. Nella mia esperienza di docenza universitaria, ero solita spiegare i ragazzi e alle ragazze il motivo per cui artisti e filosofi del passato, fossero soprattutto maschi, e quali fossero le cause sociali, storiche e culturali che determinarono l’esclusione delle donne dall’istruzione e da certe professioni. Far nascere in loro uno spirito critico sul fatto che la nostra cultura sia permeata dal patriarcato e che questo abbia portato nel tempo a una subordinazione della donna all’uomo, nonostante l’uguaglianza di diritti prevista dalla nostra costituzione e dal nostro sistema di leggi. Ciò che manca nel nostro Paese è la parità di sostanza, e questa mancanza genera un meccanismo tossico che può arrivare a estreme conseguenze. Alle scuole e all’università viene demandato molto, ma non posso non chiedere loro, oggi più che mai, con accorata fermezza, di introdurre sistematicamente progetti su questi temi. L’appoggio del comune sarà pieno e concreto. Da settembre, sarà mia cura introdurre progetti sull’educazione alla parità già nei nostri nidi e scuole dell’infanzia comunali, un lavoro di studio e riflessione che il nostro coordinamento pedagogico ha già intrapreso da oltre un anno. Il 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, saremo tutte e tutti in piazza per manifestare e ricordare le vittime dei femminicidi che hanno ferito a morte il nostro Paese e la nostra Rimini. Perché tutti e tutte abbiamo bisogno di formazione e educazione, soprattutto noi adulte e adulti: non sentiamoci esenti da tutto ciò.

Chiara Bellini - vicesindaca di Rimini