Accoltellato a scuola a Rimini, la difesa dei presidi

Decine di firme all’appello per difendere la collega dell’istituto Alberti e fermare la 'caccia ai colpevoli'

La polizia all’istituto Alberti il giorno dell’aggressione

La polizia all’istituto Alberti il giorno dell’aggressione

Rimini, 14 febbraio 2022 - Cercare colpevoli e puntare il dito contro la scuola "non porta vantaggi a nessuno. Così si rischia solo di fare altre vittime". Con una lettera aperta, i presidi di tutte le scuole della provincia di Rimini intervengono sul caso dell’accoltellamento  dello studente di 14 anni, ferito mercoledì da un compagno di classe all’istituto Alberti. Il ragazzo che ha sferrato il colpo ha raccontato di averlo fatto perché stanco delle vessazioni subite dal compagno. Ma la famiglia del ferito ha preso subito le difese: "Nostro figlio non è bullo". Il 14enne ferito a sua volta è stato vittima di bullismo da parte di alcuni minorenni, indagati dalla Procura del tribunale dei minori.

Rimini, il bullo accoltellato a scuola fu vittima del branco Secondo la preside dell’Alberti Franca Berardi "il bullismo con questa storia non c’entra". Affermazioni che hanno scatenato – anche sui social – una bufera sulla dirigente. E ora i colleghi la difendono. Con la premessa che, di fronte a questi episodi, "l’irresistibile tentazione di individuare subito un colpevole – che sia l’uno o l’altro alunno ‘bullo’, l’insegnante ’distratto’ o il dirigente ’insensibile’ – troppo spesso porta a ignorare la complessità degli eventi e a perdere di vista la realtà dei fatti".

Certo, davanti a episodi "che ci colpiscono e ci spaventano, tutti noi abbiamo la necessità di trovare una rapida spiegazione per placare la nostra ansia, ma se questo sentimento conduce a facili etichettature e alla ricerca del capro espiatorio, siamo convinti che non porti vantaggio a nessuno e rischi invece di produrre altre vittime e sofferenze ". I presidi sottolineano come "ogni giorno la scuola si trova a fronteggiare situazioni molto complesse in cui si intrecciano fragilità, potenzialità e speranze dei nostri bambini e ragazzi. Prendersi cura di tutto questo, specie in un periodo come questo segnato dalla pandemia, è un impegno difficile, costante, che non ha mai soluzioni facili. E come in ogni situazione di complessità, è possibile l’errore, l’incomprensione. Siamo umani". Ma, continuano i presidi, " questo non giustifica l’attacco indiscriminato alla scuola né la semplicistica attribuzione di responsabilità alle famiglie e ai ragazzi coinvolti". Ferisce tutti noi ogni affermazione che generalizza giudizi negativi nei confronti della collega Berardi, di cui tutti noi conosciamo valore e l’impegno, e di una scuola storica e importante come l’Alberti". Ecco perché "esprimiamo massima solidarietà alla Berardi". I dirigenti si augurano che "tutta la comunità riminese sospenda giudizi facili e avvii una riflessione seria sulle sofferenze dei nostri giovani, che a volte assumono forma di eventi estremi". La lettera termina con le riflessioni della stessa Berardi: "Quando la violenza irrompe repentina e imprevedibile nella scuola, lo scoramento rischia di sommergere la memoria del bene fatto e ricevuto, di scoperte e conquiste che ci hanno visto crescere insieme, giorno dopo giorno. Per questo, superato lo shock, invito a ritrovare la ragione ultima della nostra opera comune: costruire personalità virtuose, ancor prima che competenti, in un tessuto di relazioni sensibili ai bisogni e ai tormenti di tutti, soprattutto dei più vulnerabili". ma.spa.