Accoltellatore di Rimini e il folle racconto: "Una donna senza mani mi insegue"

Somane Duula non risponde alle domande degli inquirenti: "Aiutatemi, sono perseguitato". Il profugo sembra aver paura di essere fotografato: questo potrebbe aver scatenato la sua reazione

L’aggressore Somane Duula

L’aggressore Somane Duula

Rimini, 15 settembre 2021 - "Una donna senza mani mi perseguita, non mi dà pace. Aiutatemi, dovete trovarla..." Frasi sconnesse e apparentemente prive di logica ripetute come un mantra. Sono le poche, confuse dichiarazioni rilasciate ieri mattina da Somane Duula, il 26enne somalo che sabato scorso ha accoltellato quattro donne e il piccolo Tamin di soli 6 anni tra Miramare e Bellariva, in preda ad un gesto di follia ancora in parte inspiegabile. Alla presenza dell’avvocato Maria Rivieccio e di un interprete di lingua somala (che in un primo momento non era stato possibile reperire), il richiedente asilo è stato ascoltato dal gip Manuel Bianchi e dal pm Davide Ercolani che coordina le indagini. L’interrogatorio è durato quasi un’ora e mezza, durante il quale il 26enne non ha fornito alcuna spiegazione delle azioni compiute sabato scorso, limitandosi a ripetere ossessivamente la storia di una donna, a suo dire di origine tedesca, che da tempo lo assillerebbe. "Lo sanno tutti che quella donna mi minaccia, chiedete a chi volete... E’ una donna senza mani, tutta insanguinata".

Accoltellamento Rimini, il padre del bambino ferito: "È vivo per miracolo" - Accoltellamento Rimini: ferisce 5 persone tra cui un bambino che è in fin di vita - Accoltellamento Rimini, la pesarese ferita: "Mi teneva ferma per il collo e mi colpiva"

Una presenza inquietante, che sarebbe apparsa sullo schermo del suo telefonino anche nei giorni scorsi, durante una videochiamata con la madre. Il profugo, che appare come una persona dalla mente disturbata, sembrerebbe inoltre avere una vera e propria fobia nell’essere ripreso e fotografato o comunque nei confronti di foto, video e telefonini. Che questo fattore possa aver concorso, almeno in parte, a scatenare la sua reazione incontrollata? È un’ipotesi che spetterà agli inquirenti verificare. La legale di Duula si è riservata la possibilità di chiedere una perizia psichiatrica. Ad una prima visita il 26enne era già stato sottoposto domenica mattina, e anche in quell’occasione aveva parlato di una presunta persecuzione in atto contro di lui ormai da tanto tempo. Nella giornata di ieri intanto il gip ha convalidato l’arresto di Duula, che resta così in carcere. Nella sua ordinanza, il giudice ha parlato di "spiccata pericolosità sociale del soggetto". E’ accusato di due tentati omicidi (quello del piccolo Tamin e di una controllora), di tentata rapina, lesioni, resistenza.

Il punto Accoltellamento a Rimini, sul bus con sei lame: "Ha colpito a caso"

Intanto resta ancora da sciogliere il mistero legato alla denuncia presentata sabato mattina, a qualche ora di distanza dalle aggressioni, in questura a Rimini. Stando ad alcune testimonianze, il somalo avrebbe avuto con sé la denuncia sabato pomeriggio, a bordo dell’autobus della linea 11, e l’avrebbe addirittura mostrata alle due controllore che lo aveva fermato per chiedergli il biglietto. Ma dai verbali dell’agenzia incaricata del controllo dei titoli di viaggio sarebbe emerso anche un altro particolare, ovvero che l’11 settembre scorso Duula avrebbe avuto con sé un biglietto non obliterato. Perché non lo abbiamo timbrato o sia dimenticato di mostrarlo, questo rimane un vero e proprio punto interrogativo. Lì per lì, stando alle testimonianze, il 26enne avrebbe accettato la multa serenamente, ma qualche secondo dopo, avrebbe perso le staffe, scagliandosi contro le collore. Il richiedente asilo era arrivato in Italia all’inizio di agosto dopo aver attraversato negli ultimi sei anni almeno cinque paesi d’Europa, presentando in ognuno di essi una richiesta per ottenere lo status di rifugiato. Il 25 agosto scorso era stato assegnato, in via provvisoria, ad una struttura di Riccione gestita dal comitato di Rimini della Croce Rossa, nel quale era stato sottoposto a quarantena fiduciaria come previsto dai protocolli nazionali per l’accoglienza.