
Il 23enne egiziano aveva sofferto di problemi di ansia: la sera dell’aggressione non era sotto effetto di droghe
Muhammad Sitta, l’accoltellatore egiziano di 23 anni che ha ferito quattro persone prima di essere ucciso dal luogotenente dei carabinieri Luciano Masini la notte di Capodanno a Villa Verucchio, era stato visitato da uno psichiatra per due volte nel luglio del 2024, cinque mesi prima della sua morte. E’ quanto emerge a margine della richiesta di archiviazione – presentata dalla Procura di Rimini – del fascicolo per eccesso colposo di legittima difesa aperto a carico del comandante della stazione di Verucchio. Il 4 luglio dell’anno scorso Sitta – destinatario di protezione internazionale – si era sottoposto ad una visita specialistica su richiesta dell’associazione di integrazione sociale che lo aveva in affidamento in quel periodo, che aveva segnalato una serie di "comportamenti disfunzionali". Il colloquio si era svolto in italiano, con tutti i limiti dovuti alla scarsa conoscenza della lingua da parte del 23enne. Gli stessi operatori che lo avevano accompagnato all’incontro avevano riferito di atteggiamenti "compulsivi". A margine del colloquio, era emerso un "quadro di ansia" e di "labillità emotiva", accompagnaa da insonnia, dovuto principalmente alla forte preoccupazione di Sitta per il mancato ottenimento del permesso di soggiorno e quindi la sua fuoriuscita da programmi di inserimento lavorativo. Il 23enne era comunque apparso lucido. Gli era stata prescritta una cura giornliera e la settimana successiva Sitta era tornato a farsi visitare questa volta accompagnato da una mediatrice culturale. Aveva riferito di sentirsi meglio, aggiungendo di fare un uso quotidiano di hashish fin da quando si trovava ancora in Egitto. Non erano però emersi situazioni di “deliri” né comportamenti aggressivi o autolesionisti. Gli esami tossicologici svolti sulla salma dell’egiziano, ad ogni modo, hanno accertato che la notte di Capodanno Sitta non era sotto effetto di stupefacenti o farmaci.
La richiesta della Procura è stata motivata dalle relazioni conclusive agli accertamenti svolti in questi ultimi mesi – consulenza medico-legale sul corpo del 23enne, perizia balistica, prova dello stub svolta dai Ris di Parma – oltre che dalle testimonianze fornite dai presenti e dal video girato da un passante. Per gli inquirenti, Masini avrebbe agito per legittima difesa. L’accoltellatore ha continuato ad avanzare fino a una distanza di circa 80 centimetri. Non essendoci più né tempo né spazio per una diversa reazione, il carabiniere non ha potuto far altro che sparare per abbattere Sitta.