Accoltellò 5 persone, il perito della Procura: "Duula era incapace di intendere e volere"

Confermata l’ipotesi del gesto folle, per il professor Renato Ariatti "è una persona pericolosa, potrebbe aggredire ancora". A breve si aprirà il processo: il giovane somalo potrebbe scontare la pena in una struttura per malati psichiatrici

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di Manuel Spadazzi

Somane Duula "non era capace di intendere e di volere all’epoca dei fatti", quando ha accoltellato il piccolo Tamim e quattro donne. Lo scrive a chiare lettere il professor Renato Ariatti, nella perizia affidatagli dalla Procura sull’accoltellatore di origine somala che, l’11 settembre scorso, aveva lasciato dietro sé una lunga scia di sangue e terrore. Duula dapprima aveva accoltellato le due controllore che lo avevano fermato sul bus della linea 11, a Miramare, poi durante la folle fuga verso Marina centro aveva colpito e ferito altre due donne e infine Tamim lungo viale Regina Elena, prima di essere finalmente arrestato dagli agenti della Polizia. Proprio il bambino di origine bengalese, di appena 6 anni, era stato quello che aveva rischiato di più, perché il colpo inferto da Duula gli aveva reciso di netto la carotide. Tamim poteva morire se non fosse stato per il tempestivo intervento dei sanitari e il delicato intervento a cui era stato sottoposto all’ospedale ’Infermi’, la sera stessa in cui era stato accoltellato.

Esclusa da subito la matrice terroristica, l’indagine sull’aggressione coordinata dal pm Davide Ercolani fin dai primi elementi acquisiti aveva ipotizzato che si fosse trattato del gesto di un folle. E nella sua relazione, depositata due settimane fa, è stato lo stesso professor Ariatti, il perito incaricato dalla Procura, a confermare la tesi. Secondo Ariatti, Somane Duula soffre "di una schizofrenia paranoide", che gli provoca "deliri" e "forti allucinazioni". Agli inquirenti che l’avevanono interrogato e allo stesso Ariatti, Duula ha parlato di "una donna che voleva ucciderlo", di essere perseguitato "da una tedesca senza mani". Nonostante i disturbi mentali, secondo il perito Duula "ha compreso il proprio ruolo di indagato, sa di aver commesso un reato", anche se ha sostenuto (anche con Ariatti) di non ricordarsi nulla, giustificandosi così: "Ero fuori di testa, aveva bevuto e mi ero drogato". Per lo psichiatra Duula, che "è in grado di affrontare il processo", "resta una persona socialmente pericolosa". Per il perito va quindi collocato "prima possibile" in una struttura di detenzione per chi, come lui, è affetto da disturbi psichiatrici, affinché possa continuare le cure "in regime di sicurezza".

Molto presto Duula, che si trova tuttora in carcere (a Reggio Emilia) dovrà comparire davanti al gip. Il giovane somalo deve rispondere del tentato omicidio di Tamim e di una delle due controllore, di lesioni per le altre tre donne ferite e anche di tentata rapina (nella fuga aveva cercato di rubare il telefono a un automobilista). Ma è proprio sulla base della perizia che l’avvocato di Duula, Maria Rivieccio, al processo chiederà sicuramente per lui la seminfermità mentale. Se i giudici dovessero accogliere la richiesta, l’accoltellatore dell’11 settembre non dovrà scontare la pena in carcere, ma appunto in una delle strutture di sicurezza riservate ai detenuti con problemi mentali. Struttura dove il somalo verrà trasferito a breve su disposizione della Procura, in base alla perizia di Ariatti.