Accoltellò cinque persone a Miramare, nuova perizia per l’assalitore

Si è aperta l’udienza preliminare a carico del 26enne somalo: le vittime hanno deciso di costituirsi parte civile

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C’era anche lui ieri mattina in tribunale a Rimini, dove si è aperta l’udienza preliminare a carico di Somane Duula. Il piccolo Tamim, il bimbo di sette anni che l’11 settembre di un anno fa fu accoltellato alla carotide dal richiendente asilo somalo al termine della sua fuga sanguinaria nelle strade di Rimini, è rimasto fuori dalla porta dell’aula, in compagnia dei genitori. L’avvocato che assiste la famiglia, Maurizio Ghinelli, ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento. Lo stesso hanno fatto gli avvocati Marco Tarek Tailamun, Fabio Spiotta e Loreno Marchei, che assistono invece le due controllore dell’autobus della linea 11 che avevano fermato Somane per chiedergli il biglietto. Anche loro due furono aggredite e ferite dal 27enne e ancora oggi portano addosso i segni (fisici e psicologi) di quell’agguato, consumatosi a Miramare.

Durante la sua folle fuga verso viale Regina Elena, in strada e lungo i binari del Metromare, Duula si scagliò poi contro altre due donne, ferendole in maniera meno lieve, prima di avventarsi contro Tamim ed essere arrestato dalla polizia di Stato. La speranza di risarcimento, per le vittime che hanno deciso di costituirsi parte civile, è legata ad un fondo per le persone coinvolte in reati violenti. La prossima udienza si svolgerà il 13 dicembre.

È stato ammesso il rito abbreviato e il gup si prepara ad affidare, fuori dall’udienza, una perizia ad un perito che dovrà compiere una valutazione sul livello di pericolosità sociale di Duula, come richiesto dalla legge ad intervalli di sei mesi. Il giovane africano si trova al momento in una struttura sanitaria per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), dove con ogni probabilità trascorrerà i suoi prossimi anni. Il somalo (difeso dall’avvocato Maria Rivieccio), infatti, allo stato attuale non può essere condannato per le aggressioni commesse, ma dovrà essere curato in una struttura per persone affette da disturbi psichici. La perizia redatta dal professor Renato Ariatti (il consulente nominato dal sostituto procuratore Davide Ercolani) lo ha dichiarato "incapace di intendere e volere" all’epoca dei fatti. Al 27enne è stata diagnosticata una "schizofrenia paranoide" che gli provocava "deliri" e "forti allucinazioni". Nella perizia si evidenziava il fatto che il richiedente asilo fosse "una persona socialmente pericolosa", che va quindi "collocata in una struttura di detenzione per chi, come lui, è affetto da disturbi psichiatrici, affinché possa continuare le cure". Secondo il perito, un anno fa, all’epoca delle aggressioni sul lungomare, Duula era completamente immerso in una fase di "scompenso psicotico". Il profugo, agli inquirenti che lo avevano interrogato e allo stesso Ariatti, aveva parlato ripetutamente di una "donna senza mani, di origine tedesca, completamente ricoperta di sangue", che continuava a tormentarlo. "Lei mi perseguita, non mi dà pace, vuole strangolarmi: dovete arrestarla" erano state le sue parole. Durante i primi interrogatori, Duula aveva praticamente fatto scena muta sulle ragioni e la dinamica delle aggressioni da lui compiute, ammettendo di non ricordare di aver accoltellato quattro donne e di aver quasi forato con un paio di forbici la carotide ad un bambino di sei anni.