Accoltellò cinque persone a Rimini: niente carcere

Somane Duula, il 27enne autore del folle gesto, è stato dichiarato incapace di intendere e volere

L'arresto di Somane Duula dopo l'accoltellamento di 5 persone a Rimini

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Rimini, 11 settembre 2022 - Ha accoltellato e ferito cinque persone, incluso il piccolo Tamim, di soli sei anni, ma Somane Duula – il 27enne somalo che l’11 settembre del 2021 aveva seminato il panico sul lungomare di Rimini – alla fine potrebbe non essere destinato al carcere, ma ad una struttura di sicurezza per detenuti con problemi mentali.

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Un anno è passato da quel pomeriggio di ordinaria follia che aveva sconvolto i riminesi. Somane, richiedente asilo ospite in via provvisoria di una struttura della Croce Rossa a Riccione, aveva prima accoltellato le due controllore del bus della linea 11 che lo avevano fermato per chiedergli il biglietto poi, durante la sua folle fuga verso Marina Centro, in strada e lungo il tracciato del Metromare, aveva colpito e ferito (in maniera non grave) altre due donne e infine Tamim, un bambino di origine bengalese, in viale Regina Elena, prima di essere finalmente arrestato dalla polizia di Stato.

Esclusa, fin da subito, la pista dell’attentato di matrice terroristica: il somalo aveva agito senza un motivo apparente, in un momento di totale mancanza di lucidità. Non a caso al 27enne è stata diagnosticata una "schizofrenia paranoide" che gli provocava "deliri" e "forti allucinazioni". Nella stessa perizia, redatta dal professor Renato Ariatti (il consulente nominato dal sostituto procuratore Davide Ercolani, titolare dell’inchiesta), il somalo era stato dichiarato "incapace di intendere e di volere" all’epoca dei fatti. Circostanza, quest’ultima, che dovrebbe consentire alla sua difesa di richiedere l’infermità mentale. In quella perizia si evidenziava anche il fatto che il richiedente asilo fosse "una persona socialmente pericolosa", che va quindi "collocata in una struttura di detenzione per chi, come lui, è affetto da disturbi psichiatrici, affinché possa continuare le cure in un regime di sicurezza". Secondo il perito, un anno fa, all’epoca delle aggressioni sul lungomare, Duula era completamente immerso in una fase di "scompenso psicotico".

Martedì, davanti al gup del tribunale di Rimini, avrà luogo la prima udienza preliminare a carico di Duula, che è difeso dall’avvocato Maria Rivieccio del foro di Rimini. Per legge, in casi come questi, è necessario compiere ogni sei mesi una valutazione persistente della pericolosità sociale della persona sotto inchiesta. Per questo motivo è molto probabile che il giudice conferisca l’incarico ad un nuovo perito d’ufficio, che sarà chiamato a svolgere una seconda perizia sulla salute mentale di Duula.

Il profugo, agli inquirenti che lo avevano interrogato e allo stesso Ariatti, aveva parlato ripetutamente di una "donna senza mani, di origine tedesca, completamente ricoperta di sangue", che continuava a tormentarlo. "Lei mi perseguita, non mi dà pace, vuole strangolarmi: dovete arrestarla" erano state le sue parole. Durante i primi interrogatori, Duula aveva praticamente fatto scena muta sulle ragioni e la dinamica delle aggressioni da lui compiute, ammettendo di non ricordare di aver accoltellato quattro donne e di aver quasi forato con un paio di forbici la carotide ad un bambino di sei anni. Attualmente Duula si trova in una struttura sanitaria per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). A disporlo, nel maggio scorso, era stato il Ministero della Giustizia sulla base anche delle indicazioni arrivate da due perizie trasmesse dalla Procura di Rimini.