"L’obiettivo è il ritorno turistico, insieme alla necessità di avere una finestra sul mondo". Queste le motivazioni del governo. Che ‘sbattono’ con quelle dei residenti che chiedono di bloccare i lavori. E’ un muro contro muro con al centro l’aviosuperficie di Torraccia. Nei giorni scorsi i rappresentanti del Comitato civico Torraccia hanno incontrato una delegazione di governo composta dai segretari di Stato, Stefano Canti (Territorio), Marco Gatti (Finanze) e Gian Nicola Berti (Interni). Un incontro fissato, dopo la protesta andata in scena in settimana ‘sul posto’. Martedì scorso, intorno alle 21.45, i residenti non hanno potuto non notare che un camion stava trasportando una ruspa verso l’aviosuperficie. In strada sono scesi immediatamente alcuni cittadini del comitato che hanno bloccato la ’corsa’ di quella ruspa arrivata a Torraccia per i lavori di asfaltatura della pista dell’aerodromo.
Lavori già messi a bilancio, insieme ad altri interventi, con relativo stanziamento di 3 milioni e mezzo di euro. Lavori ai quali si oppongono i residenti riuniti nel comitato che, proprio quella sera, hanno chiesto e ottenuto un incontro chiarificatore con il governo. Ma le posizioni, anche dopo quell’incontro, restano distanti. "Ai segretari e ai tecnici, che ringraziamo per la disponibilità dimostrata – scrivono dal comitato – abbiamo esposto le nostre richieste e le perplessità in merito ai progetti di espansione dell’aviosuperficie. Le richieste che abbiamo avanzato verranno valutate nei prossimi giorni". Espropri, allungamento della pista. Tutto sotto la lente.
"Abbiamo un progetto approvato per realizzare una pista in asfalto di 670 metri – sottolinea il Segretario Canti – E’ in corso una procedura espropriativa che dà la possibilità di estenderla fino a 900 metri. Questa procedura è stata autorizzata dal Consiglio grande e generale, recentemente, da tutta l’aula, maggioranza e opposizione, proprio a dimostrazione di quanto sia importante questo tipo di infrastruttura per il territorio". Ma il comitato vuole vederci chiaro. " Non c’è un business plan – sottolinea Cristina Fiorini, portavoce del comitato - che ci possa dire quale possa essere il rientro. Dicono che non è indispensabile perché è un discorso di sovranità e di avere uno spazio aereo, ma quello lo abbiamo anche con 650 metri di pista, quindi non vediamo la necessità di continuare ad usare questi soldi pubblici".