Alpini e molestie, 500 segnalazioni a Rimini

Le associazioni femministe sul piede di guerra, crescono giorno dopo giorno le testimonianze delle violenze subite: azione legale contro le penne nere

Un momento della sfilata conclusiva dell’adunata nazionale degli alpini

Un momento della sfilata conclusiva dell’adunata nazionale degli alpini

Rimini, 13 maggio 2022 - Un vento che continua a soffiare. E non accenna a fermarsi. E’ quello delle polemiche che, dallo scorso fine settimana, hanno travolto la 93esima edizione dell’Adunata nazionale degli alpini. Una tempesta perfetta si è abbattuta sulle ‘penne nere’, dopo le centinaia di segnalazioni di presunte molestie portate da movimenti e associazioni a difesa della donna. "Almeno 500" secondo ’Non una di meno’, ’Casa Madiba Network’ e ’Pride OFF’. Un numero che però "sarebbe addirittura sottostimato". A sostenerlo è il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia Romagna, del quale fa parte anche la onlus riminese ‘Rompi il silenzio’.

"Non consideriamo necessario – scrivono le associazioni – che ci siano delle denunce per credere alla verità delle molestie: sappiamo che sono accadute, molte più di quelle che sono arrivate a noi". Per il momento solo una riminese di 26 anni, accompagnata dal suo avvocato, ha trovato la forza di presentarsi dai carabinieri, formalizzando una querela per un presunto episodio di aggressione che sarebbe avvenuto vicino a piazza Kennedy sabato scorso. Per i Centri antiviolenza, tuttavia, "le denunce possono essere uno strumento in più perché le molestie che si ripetono a ogni adunata non possano essere ignorate come in passato". Ecco quindi che le associazioni, ‘Non una di meno’ in testa, mettono a disposizione "di chiunque voglia denunciare un supporto legale, condividendo le linee guida per farlo in autonomia". Una sorta di vademecum, con una serie di consigli pratici rivolti alle donne che vogliono uscire allo scoperto, in vista di una possibile azione legale collettiva.

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Il primo passo da compiere, secondo le associazioni, "è preparare una memoria scritta al computer con dati anagrafici (nome, cognome, data e luogo di nascita, codice fiscale)" e indicazioni sul luogo in cui sarebbe avvenuto il fatto. Importante per "verificare l’eventuale presenza di telecamere". Quindi una descrizione della persona con cui si è entrati in contatto: "aspetto fisico, simboli identificativi, colori della maglietta o della camicia, età percepita". Vanno poi precisate data e ora del fatto e i dati anagrafici di eventuali testimoni presenti. Il tutto completato "da eventuali foto, video, messaggi o chiamate di WhatsApp, storie di Instagram, post di Facebook".

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Sul web proprio in queste ore è stata lanciata una raccolta firme (oltre 15mila quelle raccolte in dodici ore) per chiedere di sospendere l’evento per i prossimi due anni. Anche il mondo della politica continua a dividersi. Da un lato chi, come il deputato di Forza Italia Gregorio Fontana, parla di "campagna ingenerosa e persistente. Dall’altro chi, come il presidente della Camera Roberto Fico, ha invitato a riflettere su "un Paese ancora troppo e fortemente maschilista". Con il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, che ha invece rivolto un invito a "non generalizzare", puntando il dito sul "balletto della politica" e auspicando che "l’Adunata torni in città il prima possibile".