REDAZIONE RIMINI

"Amarcord e la Mille Miglia", una corsa epica

Domani alle 17, le porte di Palazzo Buonadrata si apriranno per accogliere un appuntamento speciale, carico di memoria, mito...

Domani alle 17, le porte di Palazzo Buonadrata si apriranno per accogliere un appuntamento speciale, carico di memoria, mito...

Domani alle 17, le porte di Palazzo Buonadrata si apriranno per accogliere un appuntamento speciale, carico di memoria, mito...

Domani alle 17, le porte di Palazzo Buonadrata si apriranno per accogliere un appuntamento speciale, carico di memoria, mito e suggestione. Panozzo Editore presenta "Amarcord e la Mille Miglia. La leggendaria corsa nella Rimini di Fellini", scritto da Carlo Dolcini e Tommaso Panozzo. L’evento sarà aperto dal saluto introduttivo di Paolo Pasini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

A cinquant’anni dall’Oscar ad Amarcord come miglior film straniero, la Mille Miglia — quella corsa leggendaria che ha attraversato l’Italia e le epoche — torna a rivivere tra le pagine di un’opera che intreccia con delicatezza e passione la storia di un Paese in corsa verso la modernità e la visione onirica di un regista che ha fatto del ricordo un’arte: Federico Fellini.

Tra il 1927 e il 1938, Rimini fu attraversata dal boato dei motori, dalla luce bianca dei fari che fendono la notte, dal frastuono e dall’euforia di un pubblico che si accalcava lungo le strade per assistere al miracolo della velocità. Ed è in quel frastuono, tra la polvere e lo stupore, che un giovanissimo Fellini rimane incantato. È lì che nasce un’epifania: quella corsa non è solo uno spettacolo. È un rito. È un sogno che si fa carne. È cinema prima ancora di diventarlo.

Dolcini e Panozzo ci guidano in un viaggio ricco di emozione e dettagli, dove la Mille Miglia diventa più di una gara: diventa uno specchio del Novecento italiano. Le automobili rombano non solo sulla strada, ma nei cuori di chi guarda, evocando un’epoca di entusiasmo, di sfide, di illusioni e promesse. Il libro racconta il passaggio della corsa nella Rimini degli anni ’30, ma soprattutto racconta cosa significasse per un bambino osservare quel trionfo di rumore e luce, e poi trasformarlo — anni dopo — in una delle sequenze più poetiche della storia del cinema, quella di Amarcord, in cui l’automobile dei sogni rompe la quiete e spalanca la notte al desiderio.

Nel volume la corsa si fa simbolo: di un’Italia che corre verso il futuro, ma che trattiene la nostalgia nel retrovisore. Fellini — come solo i grandi poeti sanno fare — prende quella memoria collettiva e la trasforma in emozione universale. Ed è questo il miracolo che il libro celebra: l’incontro tra la cronaca e il mito, tra il rombo di una Lancia e il sussurro di un sogno. "Amarcord e la Mille Miglia" non è solo un tributo a una corsa. È un inno alla memoria, alla meraviglia, al cinema che nasce dal vissuto. È un omaggio a un’Italia che correva forte, ma che sapeva anche fermarsi a guardare — incantata — il passaggio di un sogno su quattro ruote.