La chiamavano "la rossa" per il colore dei capelli. Angela Iacobucci è stata la conduttrice della tombola di San Gaudenzo per sette anni tra la fine dei ’70 e i primi anni ’80. "Altri tempi, ma stare in piazza Cavour, davanti a quell’arena gremita di persone era un’emozione incredibile". Un’emozione che si ripropone anche quest’anno in piazza Cavour. La festa inizia alle 14,30 con Lucio & Genio e la partecipazione di Nevio Bedin, cantastorie romagnolo. Non mancheranno stand con attività di intrattenimento per adulti e bambini. E alle 16,30 la tombola.
Ricorda la prima volta?
"Come potrei dimenticarla. Lavoravo nelle radio in quegli anni, ne ho passate diverse da Radio Rimini, Radio Riviera, Incontro e così via. Mi chiesero di condurre la tombola. Una cosa è avere un pubblico in radio e altro avere davanti a se quell’arena incredibile".
Cosa non può dimenticare?
"La fretta della gente. Era complicato avere a che fare con persone che non volevano altro che i numeri, il più velocemente possibile. Penso che accada la medesima cosa anche oggi, forse ancor di più".
Le hanno mai detto qualcosa?
"Una volta sì. Quell’anno avevo poca voce per la raucedine. Dopo un numero un signore ebbe da ridire. Gli spiegai gentilmente che avevo poca voce e facevo il possibile e lui disse perché non fa venire qualcun altro?"
Incassò o rispose?
"Risposi, fu l’unica volta, gli dissi le cedo il posto volentieri, venga. Restò al suo posto".
C’è un’edizione che le rimase impressa?
"Un anno proposi al presidente di fare qualcosa di diverso. Realizzavo delle piccole mongolfiere con la carta velina. Ne facemmo decollare una dalla piazza con un biglietto per una caccia al tesoro. Cadde nel cortile del vecchio ospedale, dove oggi c’è il Museo. La raccolse un paziente che era parente del presidente".
Cosa ricorda con più affetto?
"La tombola è un forte momento comunitario. Ci sono grandi e bambini, c’è la banda della città che anzi sarebbe da valutare ancor di più con un momento proprio, un palco e il ballo. Ricordo i visi, allegri e contenti, senza età. Sarebbe bello se le persone oltre alla tombola vivessero il momento di comunità, la storia della piazza, i suoi simboli come la statua di quello che era un vescovo".
Andrea Oliva