Riccione, chiude Angelini. Assalto agli scaffali

Merce al 50 per cento nei due supermercati: si scatena la corsa agli acquisti

La fila che stazionava davanti all’ingresso  dei Supermercati Angelini

La fila che stazionava davanti all’ingresso dei Supermercati Angelini

Riccione, 9 gennaio 2019 - Per centinaia di riccionesi la Befana è arrivata ai supermercati Angelini di Riccione. Come annunciato dai cartelli esposti, senza preavviso, in viale Diaz e in viale Dante, lunedì è partita l’offerta di tutta la merce scontata al 50 per cento. Il motivo? La chiusura a sorpresa degli storici esercizi commerciali, noti in tutta la provincia, annunciata solo ieri dai proprietari. La famiglia Angelini cede l’attività dopo 80 anni, si vende tutto fino a esaurimento scorte.

Carne, prodotti gastronomici, panetteria, frutta, articoli per la casa, tutto a prezzo dimezzato. La notizia si è diffusa rapidamente, tanto in Paese, quanto al mare, finché le due attività sono state prese d’assalto con lunghe file all’ingresso e alle casse. Diversi clienti, riempito all’inverosimile il bagagliaio delle auto, sono tornati a fare le spesa e hanno comprato di tutto, facendo scorta di alimentari, come se stesse per scoppiare una carestia. Tra la folla anche gestori di locali pubblici, che hanno fatto incetta di bibite e liquori, nonni con pensioni minime che non si aspettavano davvero questa pacchia e signore che hanno colto l’occasione per raddoppiare la calza della Befana, facendo incetta degli ultimi torroni e panettoni. La gente era così tanta che a un certo punto si è scatenata la caccia ai carrelli. Per accaparrarsene uno, in parecchi hanno inseguito fino all’auto chi scaricava nel bagagliaio la merce.

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Frangiotto  Angelini, 82 anni, pioniere del settore alimentare, ha deciso di disfarsi dei suoi supermercati. Un colpo di scena che spiazza la città e che lascia un punto interrogativo sul futuro dei dipendenti. L’imprenditore motiva la scelta con l’età avanzata, la stanchezza e la necessità di vivere il resto degli anni senza ansie.

Che ne sarà dei supermercati?

«Cedo l’azienda. Sulla scrivania ho sei proposte, e altrettanti acquirenti, uno più grosso dell’altro. Vuotiamo tutto, perché chi subentrerà deve rinnovare e ha bisogno dei locali vuoti. Non so cosa ci faranno, ma orbiteranno nel settore alimentare».

Perché questa scelta irrevocabile?

«Ho 82 anni e qualche problema di salute. L’attività è grossa e stare dietro a tutto è durissimo. Oltretutto anche il mondo non è più quello di un tempo. Le nuove generazioni sono piene di squali, non me la sento più di lottare, così anche mia moglie che ogni giorno si alza alle 4 di mattina. In tutti questi anni a Riccione ho visto passare tanti sindaci da Della Rosa a Cenni, da Pierani a Masini, fino a Imola, Pironi e la Tosi. In questo lasso di tempo penso di aver dato tanto, ma mi sono davvero stancato. Da due anni non ho più avuto un giorno di riposo, lavoro come un matto e neppure come vorrei».

Non sarà che la vendita è legata a problemi economici?

«Tutto sommato l’azienda va bene. Ma c’ è un però: si lavora tanto con il turismo, da spaccarsi la schiena, tant’è che io non sono mai riuscito a vedere Riccione d’estate. Poi ci sono i periodi di calma piatta, un mortorio, perché al mare gli appartamenti restano chiusi come le attività che nei mesi invernali aprono solo nei weekend. Non c’è continuità lavorativa, si vive tra i due picchi».

Che ne sarà dei dipendenti?

«Non si può vendere la Ferrari senza il pilota. I miei dipendenti hanno pochi capelli, ma sono tutti bravi, professionisti. Ho proceduto in accordo con tutti loro, qualcuno di fronte a questa scelta si è messo a piangere».

Non le dispiace mollare l’attività?

«Dispiace anche perché andiamo bene e tecnologicamente siamo una punta avanzata. Oltretutto siamo alla quarta generazione. Io ho cominciato a lavorare a quindici anni nella bottega di mio padre. Sono nato salumiere, nel tempo mi sono specializzato e ora conosco ogni reparto, tant’è che sono diventato consulente di tutti i commessi. Sono partito con le ghiacciaie e la penna sull’orecchio, perché allora non c’era la calcolatrice, eppure siamo stati sempre al top dell’innovazione. Metà dei commercianti di Riccione è cresciuta alla scuola di mio padre».