Anselmi "I turisti tornino da Rimini con un messaggio di gioia e pace"

Il futuro vescovo: "Da San Patrignano all’associazionismo, una rete salda per aiutare chi ha perso la via. Comunità Lgbtq+? Siamo tutti fratelli senza distinzioni. Io vivo in mezzo alle persone e credo nel dialogo"

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di Francesco Zuppiroli

Da Genova a Rimini, a distanza di dieci giorni. La tabella di marcia che porterà all’insediamento di monsignor Nicolò Anselmi come nuovo vescovo della città è tracciata e vedrà prima i saluti a Genova il 13 gennaio 2023, per poi arrivare all’ombra dell’Arco d’Augusto il 22 gennaio.

Monsignor Anselmi, lei è noto per la predisposizione all’ascolto di chi si è smarrito, per offrire loro una seconda chance. Come vede il ruolo della chiesa di Rimini in rapporto da esempio alla comunità di San Patrignano?

"Il vero motivo per cui Gesù è venuto nel mondo e ha costituito la Chiesa è la salvezza dell’uomo. La rinascita per le persone che sbagliano. Personalmente ho vissuto le soddisfazioni maggiori quando attraverso me stesso ho offerto ad altre persone la possibilità di rinascere, di risorgere. Tutto ciò che può accadere nelle case-famiglia della Papa Giovanni XXIII o nella Capanna di Betlemme, come pure in altre realtà o nelle singole parrocchie e in ambienti prettamente laici come la comunità di San Patrignano, tutto ciò che può aiutare le persone a rinascere, ad avere una nuova chance, credo sia la cosa per cui Dio gioisce maggiormente".

Rimini è una città dalla radicata tradizione inclusiva anche nei confronti della comunità Lgbtq+. Quale rapporto intende avere con questa parte della comunità?

"Il messaggio di salvezza vale per tutti, perché tutti siamo oggetto dell’amore di Dio. Al di là di ogni situazione, di ogni orientamento sessuale: non esiste distinzione. La parola più adatta per esprimere ciò che sento e che Gesù sente e è fraternità".

Ha già avuto modo di confrontarsi con il suo predecessore Lambiasi?

"Monsignor Lambiasi mi ha descritto una chiesa molto bella, vivace e ricca di tanti doni e carismi. Lambiasi si è sforzato di essere un facilitatore dell’unità, dell’armonia, della comunità, per favorire il dialogo, e operare insieme per quel fine comune che è la salvezza delle anime. Questa impostazione di chiesa è molto bella, ed è ciò che la Chiesa oggi può offrire maggiormente. Per quel poco che sono capace, mi piacerebbe essere, e insieme ad altri, un principio di unità nella nostra chiesa".

Lei si definirebbe un ’vescovo di strada’?

"Ho semplicemente cercato di vivere in mezzo alle persone. Credo veramente nel dialogo, nei contatti, nelle relazioni, nel rapporto interpersonale: è quanto di più bello e arricchente possiamo vivere".

Per quel che riguarda la città, come prevede di contestualizzare il suo ruolo rispetto alle caratteristiche del territorio?

"Rimini è famosa in tutta Italia per il suo associazionismo: scout, Azione cattolica, Comunione e Liberazione con tutte le varie iniziative e i vari raduni. Credo che la presenza di questo associazionismo sul territorio sia un grande dono se vissuto con umiltà e spirito di servizio. Rimini e tutte le spiagge della nostra Diocesi sono poi famose nel mondo per la stagione estiva affollata da migliaia di persone. Sarebbe bello se la chiesa potesse offrire uno spicchio di gioia, trasmettere che seguire il Signore rende bella la vita. Sarebbe bello se tutti questi ospiti, ritornando nei loro paesi, potessero portare con sé la gioia del Vangelo da Rimini".