Armati di pistola portavano la coca a domicilio Smantellata la rete dello spaccio: 9 arresti

Nel mirino dei carabinieri di Riccione un gruppo di albanesi accusati di rifornire la Perla Verde: quattro di loro sono finiti in carcere

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di Francesco Zuppiroli

Un tentacolo della piovra dello spaccio di cocaina a Riccione è stato reciso all’alba di ieri. Un taglio netto, che arriva con l’esecuzione di nove misure cautelari, quattro in carcere, altrettanti divieti di dimora e un obbligo di firma, come disposto dall’ordinanza firmata dal gip Manuel Bianchi all’esito delle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Riccione, coordinati dal pm Luca Bertuzzi. A finire nel mirino degli investigatori, un’articolata piramide di presunti pusher alla cui cima si trovavano Denis Muca detto Cieco, albanese di 32 anni difeso dall’avvocato Tiziana Casali, in qualità di principale rifornitore di sostanza stupefacente, e la coppia, sempre albanese, composta dal 35enne Bledi Shkurta e il 23enne Pasha Telharaj, rispettivamente difesi dagli avvocati Massimiliano Orrù e Francesca Mazzoni. Per loro tre si sono spalancate le porte del carcere (sebbene Denis Muca si trovasse già detenuto), assieme al 48enne Giorgio Fracasso, difeso sempre dall’avvocato Orrù. Le accuse sono di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso e, nei confronti di Shkurta e Telharaj, anche di detenzione illecita di un’arma da sparo (un revolver calibro 38 con tanto di munizioni) trovata all’interno dell’auto che i due avrebbero utilizzato durante la propria frenetica e fruttuosa attività di spaccio nella Perla Verde, condotta stando alle accuse senza sosta e con puntuali consegne anche a domicilio.

Con loro, l’attività investigativa ha portato all’arresto e successivamente alla notifica dei provvedimenti cautelari anche di altre 5 persone: una coppia di fratelli albanesi di 24 e 28 anni – il primo irreperibile e il secondo già detenuto a Modena–, una donna moldava di 30 anni – difesa dall’avvocato Cinzia Bonfantini –, un altro albanese di 22 anni – irreperibile – (per i quali è stato disposto il divieto di dimora dal gip) e una donna italiana di 27 anni, figlia del 48enne e compagna di Pasha Telharaj, difesa dall’avvocato Francesca Mazzoni. Questo l’esito di un’articolata attività d’indagine durata in tutto 16 mesi, che ha portato i carabinieri di Riccione a sequestrare in tutto due chili di cocaina, la pistola, risultata con matricola abrasa e oggetto di un furto compiuto anni fa, oltre a documentare attraverso intercettazioni e pedinamenti centinaia di cessioni di stupefacente nel contesto del bazar della droga h24 che la coppia Telharaj e Shkurta alimentavano a Riccione, stando alle accuse a loro carico. Ma andiamo con ordine.

L’attività che ha permesso di indagare a vario titolo per il reato di spaccio in concorso le nove persone prende il via a inizio luglio 2021, quando i militari intervengono in un hotel di Riccione dove un magrebino è stato accoltellato per un regolamento di conti. Da qui gli inquirenti iniziano a stringere il cerchio attorno alla figura dell’aggressore, un albanese 28enne che assieme al fratello di 24 intratterrebbe una "frenetica attività di piccolo spaccio", con rifornimenti frequenti in capo a Telharaj Pasha. Ma se le cessioni da parte dei due fratelli appaiono "nei limiti del piccolo spaccio (...) a decine di grammi", nei confronti di Telharaj e Shkurta – che a seguito di un litigio tra Telharaj e i due fratelli sarebbe quindi subentrato nel ruolo di complice di riferimento e ’broker’ di clienti – le accuse sono di "centinaia" e "chili" invece nei confronti di Muca. Sono infatti il 23enne e il 35enne le persone su cui i carabinieri focalizzano l’attenzione, registrando nei mesi di indagine un’attività sempre crescente e ben strutturata, con tanto di "imboschi" dove nascondere la cocaina per non viaggiare mai con un quantitativo eccessivo e numerosi "cavalli": pusher per rifornire i clienti finali a domicilio, come il 48enne italiano, accusato di aver ceduto "reiteratamente dei quantitativi (...) di cocaina due o tre volte alla settimana" in cambio di prestazioni sessuali "complete" da parte di una cliente.

Un "articolato disegno criminoso", che nel corso delle indagini ha visto l’arresto in flagranza (nel marzo del 2022) della coppia Shkurta-Telharaj dopo un rocambolesco inseguimento e, nel maggio 2022, di Denis Muca, trovato in possesso di 1,5 chili di cocaina e 183 grammi di hashish e risultato in sede di indagine "fornitore di Shkurta e Telharj, ma anche di altri suoi connazionali". Un mosaico di elementi probanti, in cui ieri si è inserita l’ordinanza di applicazione di nuove misure cautelari, sussistendo secondo il gip il "concreto pericolo di reiterazione di reato".