Sì alle bodycam per le forze di polizia impegnate nel mantenimento dell’ordine pubblico, anche se non come dotazione obbligatoria. E’ una delle novità contenute nel ddl ‘Sicurezza’, dopo il via libera all’emendamento arrivato in Commissione Giustizia e Affari Costituzionali della Camera. "Si tratta di un ottimo strumento di deterrenza in grado di assicurare maggiore sicurezza e trasparenza sia nei confronti dello stesso operatore di polizia che nei confronti del cittadino - commenta Salvatore Giglia, segretario provinciale del Sap (Sindacato autonomo di polizia) -. Il solo fatto di sapere che l’operatore di polizia ha con sé una telecamera credo possa scoraggiare le persone dall’avere determinati comportamenti aggressivi o molesti o che addirittura possono sfociare in vere e proprie aggressioni". Ne sanno qualcosa le forze dell’ordine riminesi, alle prese con un’estate bollente dal punto di vista della sicurezza, nonostante l’invio di un grosso contingente di rinforzi da parte del ministero dell’Interno. "Purtroppo gli episodi sono quasi all’ordine del giorno. Nel Riminese le forze dell’ordine sono sottoposte a un forte stress operativo". L’arrivo delle bodycam potrebbe però rappresentare una svolta. Da quando sono state installate le telecamere all’interno delle camere di sicurezza, gli episodi di autolesionismo da parte di detenuti o persone sottoposte a fermo sono drasticamente crollati se non addirittura azzerati. Credo che le body, in tal senso, possano tutelare noi operatori dal fenomeno delle false denunce, migliorare la capacità di azione e di presidio del territorio e d’altro canto costituire anche una garanzia in più per il cittadino". Una risorsa che potrebbe rivelarsi utile anche nella lotta contro le baby gang che, seppur con numeri inferiori rispetto al passato, continuano a flagellare la Riviera. "Purtroppo, in molti giovani provenienti da determinati contesti culturali, non esiste il concetto di rispetto della divisa e dell’autorità e questo spesso ci rende difficile operare. L’uso della bodycam può fungere da deterrente per evitare scontri e aggressioni".
Roberto Mazzini, segretario nazionale del Sap, ricorda la battaglia cominciata ormai più di dieci anni dal segretario generale Gianni Tonelli attraverso le Spy pen, telecamere nascoste in penne in dotazione agli agenti. Da allora è stato fatto un grande passo in avanti. "La bodycam - dice Mazzini - è anzitutto uno strumento di verità perché può potenzialmente accelerare il corso delle indagini aiutando gli organi inquirenti ad accertare le dinamiche delle situazioni con maggiore precisione e celerità. Questo anche a tutela degli stessi operatori che in molti casi si trovano a doversi difendere da accuse strumentali e non fondate".