Vergiano, chiude la storica armeria Cortesi

Dopo oltre un secolo. Il titolare: "Le tasse ci hanno impallinato"

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Vergiano (Rimini), 21 settembre 2018 - Il nonno, Giuseppe, è stato il capostipite. Non aveva ancora 18 anni quando costruì il suo primo fucile, fra il 1892 e il 1893. Il primo di una lunga serie: l’armeria Cortesi è diventata una delle eccellenze italiane, portata avanti prima dai figli di Giuseppe e poi dal nipote Nerio. Una dinastia che si è interrotta dopo oltre un secolo quando, alcuni mesi fa, Nerio Cortesi, 62 anni («di cui 50 passati a costruire fucili») ha deciso di appendere i suoi preziosi strumenti al chiodo. «Ma ancora scendo qui quasi ogni giorno...», racconta lui, mostrandoci il suo piccolo, incredibile laboratorio a Vergiano. Sopra c’è la casa, sotto c’è ancora la bottega che definire laboratorio è riduttivo. Perché i fucili di Cortesi sono vere opere d’arte, e la sua officina un atelier dove ogni pezzo dell’arma viene rigorosamente costruito e plasmato a mano. «Ma lime, scalpelli, martelli, presse non bastano. Ci vuole una grande passione». E un talento che ha reso i Cortesi famosi nel mondo. L’ultimo fucile, Cortesi, lo ha realizzato per un famosissimo stilista... Poi non è arrivato più nessun ordine, «così è maturata quest’anno, a malincuore, la scelta di chiudere l’attività».

Non c’è più mercato per armi di pregio come le sue?

«Purtroppo la richiesta è molto calata. I nostri sono pezzi unici, tutti i componenti vengono fatti qui a mano. Per ogni fucile il tempo di lavoro è come minimo di un anno, per quelli più ‘raffinati’ ne servono anche 3 o 4. Le nostre armi costano parecchio, e si sta esaurendo il pubblico degli appassionati che possono permettersi uno dei nostri fucili».

Da quando tempo non riceveva più ordini?

«L’ultimo che ho realizzato è stato quello per lo stilista, negli ultimi due anni ho fatto solo riparazioni e non ne valeva più la pena. Soprattutto per le tasse che dovevo comunque pagare».

Troppe, per mantenere in piedi l’attività?

«Decisamente troppe. Un’attività come questa è fortemente penalizzata dal sistema fiscale e dagli studi di settore, non tiene conto del fatto che possono passare diversi anni senza vendere un solo fucile. Chiudere non è stato facile: ci ho pensato e ripensato, ma è stato un passo inevitabile, e sofferto».

Solo sei anni fa lei ha esposto i suoi fucili in Inghilterra, insieme al gotha delle armerie di tutto il mondo. Le hanno mai offerto di lavorare all’estero?

«Tante volte. Ho avuto proposte dalla Germania, dove c’è grande tradizione, e non solo. Tante volte Beretta e altri grandi produttori mi hanno fatto i complimenti, per le finiture e la qualità delle nostre armi. Ma io a Vergiano ho la mia famiglia, i miei figli... Non ho mai pensato di trasferirmi».

E i suoi figli, invece, hanno mai pensato di continuare la tradizione della famiglia?

«Giovanni, che ha 16 anni, si è appassionato. Mi guarda mentre lavoro, ogni tanto mi dà una mano. Ma lui farà altro da grande. Oggi è molto diverso, rispetto ai miei tempi. Io ha iniziato a lavorare dopo la prima media. Ho passato la mia vita tra i fucili». Nel laboratorio alle pareti sono appesi riconoscimenti, medaglie. Mura che trasudano storia, quelle dell’armeria Cortesi. Come i suoi clienti: aristocratici, imprenditori, collezionisti. «Ma i nostri fucili non sono da appendere al muro per mostra e basta, chi li usa per andare a caccia lo sa bene. Se ben tenuti e puliti, posso durare più di un secolo». Come l’armeria Cortesi.