Rimini, "Così ho avvelenato con il topicida il mio compagno"

La donna ha ammesso le sue colpe. "Processatela"

Avvelenato col topicida, anziano ricoverato in ospedale

Avvelenato col topicida, anziano ricoverato in ospedale

Rimini, 9 ottobre 2019 - "Processate quella donna. Ha avvelenato il suo compagno». Il sostituto procuratore, Luca Bertuzzi, ha, infatti, depositato la richiesta di giudizio immediato per la settantanovenne (difesa dall’avvocato Milena Montemaggi) che aveva confessato, dopo più di un anno, di aver messo il topicida nel cibo del convivente, un anziano di 80 anni: la donna deve rispondere di tentato omicidio pluriaggravato del compagno di 80 anni. All’imputata è stato imposto anche il divieto di avvicinamento a un chilometro alla vittima e contro di lei partirà anche, in sede civile, una causa per indegnità per escluderla da qualsiasi asse ereditario.

Luigi Prunella e il procuratore, Luca Bertuzzi, che hanno risolto il caso
Luigi Prunella e il procuratore, Luca Bertuzzi, che hanno risolto il caso

Una storia incredibile, quella risolta dal luogotenente Luigi Prunella e dal pm Luca Bertuzzi, iniziata l’estate scorsa quando l’80enne era arrivato all’Infermi quasi dissanguato. I medici avevano subito sospettato che qualcosa non quadrasse nel racconto fornito dalla convivente e non avevano esitato a chiamare immediatamente gli inquirenti. L’anziano non prendeva anticoagulanti e l’unica cosa che poteva averlo ridotto in quelle condizioni, era un topicida. Impossibile che l’avesse assunto da solo: era allettato da tempo per un insieme di patologie che l’avevano reso un invalido. Il sostituto procuratore Bertuzzi aveva così aperto un’inchiesta per tentato omicidio, e la prima cosa che gli investigatori avevano fatto era stata quella di cercare il topicida. E gli investigatori lo avevano scovato nell’abitazione dove la vittima viveva da 30 anni con la compagna.

Una donna con due figli avuti da due matrimoni precedenti, e che lo accudiva insieme a una badante. Cura e assistenza però costavano, e l’amministratore di sostegno dell’anziano era andato a batter cassa dal figlio di lei che viveva in un appartamento di proprietà dell’invalido. L’amministratore si era rivolto al giudice che aveva disposto la vendita dell’appartamento dopo che il figlio della donna si era rifiutato di versare un affitto. Di lì a poco, l’avvelenamento. Poi le analisi avevano confermato che il topicida trovato nella casa era identico a quello somministrato all’anziano. La confessione della donna era arrivata dopo un anno: «Sono stata io».