Avvelenò il compagno: condannata a 10 anni

L’anziana somministrò del topicida all’uomo con cui viveva da trent’anni per ottenere l’eredità da destinare al figlio

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Dieci anni. E’ la condanna inflitta ieri mattina a Gemma Pirani, 80 anni, finita alla sbarra con l’accusa di tentato omicidio nei confronti dell’anziano compagno. La donna, è libera, la sua età le evita il carcere, ma quell’eredità per cui era disposta a uccidere non l’avrà mai. Il giudice ha disposto la sua "indegnità a succedere". La vittima, Dino Pierani, 84 anni, era morto due anni dopo in una casa di riposo, dove era stato portato una volta dimesso dall’ospedale. Il pubblico ministero, Luca Bertuzzi, ne aveva chiesti undici.

E’ nell’agosto del 2018 che un 80enne arriva all’ospedale Infermi quasi dissanguato. L’uomo non prende anticoagulanti e i medici non ci mettono molto a capire che a ridurlo così è stato un topicida. Viste le sue patologie e la sua difficoltà a muoversi, è impossibile che l’abbia ingerito da solo. E il passo successivo dei sanitari è quello di allertare la Procura. I carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria, guidati dal maresciallo Luigi Prunella, intuiscono subito che quell’avvelenamento è avvenuto dall’"interno". E la prima cosa che fanno è quella di cercare il topicida. Lo trovano in casa, ma l’anziana compagna che vive con Pierani da 30 anni, sostiene che serve, appunto, per uccidere i topi. I carabinieri vanno avanti con l’indagine, cercando di ricostruire gli equilibri familiari. La donna ha due figli, avuti da matrimoni precedenti, ma scoprono anche che c’è una sorta di guerra in corso che ruota intorno a una casa. Una diatriba aperta dall’amministratore di sostegno di Pierani che chiede il pagamento dell’affitto a uno dei due giovani che la sta occupando. Questo gli aveva risposto che il patrigno gli aveva concesso di vivere lì gratuitamente, e che alla sua morte sarebbe stata sua. Tutto vero, ma le spese per la malattia e l’assistenza dell’anziano sono tante, e l’amministratore aveva ottenuto dal giudice di poter mettere in vendita l’appartamento. Un quadro che mette subito in sospetto gli investigatori che rimangono concentrati sulla famiglia, mentre in ospedale l’anziano lotta per la vita. Il pubblico ministero, Luca Bertuzzi, apre subito un fascicolo per tentato omicidio, e di lì a poco nel mirino finisce la compagna di Pierani. La donna, difesa dall’avvocato Milena Montemaggi, all’inizio fa muro, ma non ci mette molto a crollare, convinta anche dagli stessi figli a dire la verità su come sono andate le cose. Uccidere il compagno, confessa, era l’unico modo per aiutare economicamente il suo ragazzo.

La famiglia di Pierani, rappresentata dall’avvocato Luca Greco, si dice soddisfatta del verdetto. "Non posso dire di essere contenta – commenta la nipote Monica – non sono situazioni tali da suscitare contentezza. Ma serena, questo sì. La giustizia ha riconosciuto quello che lei ha fatto, e a noi basta. E devo dire grazie all’impegno della giustizia, composta, ho scoperto in questa occasione, da esseri umani che si sono dati da fare fino alla fine per arrivare alla verità".

Alessandra Nanni