Rimini, 8 agosto 2024 – La barca a vela pronta a salpare per una bella vacanza in Croazia insieme a tutta la famiglia. Una crociera da sogno tra acque di cristallo e spiagge costeggiate da fitte pinete. Poi, quando manca ormai pochissimo alla partenza, ecco la doccia gelata che ha il sapore di una vera e propria beffa: l’ufficiale giudiziario si presenta in porto per pignorare l’imbarcazione, impugnando un decreto ingiuntivo emesso dal tribunale di Roma.
"Peccato che sia tutto frutto di uno sbaglio madornale" dice adesso Gianluca Costa, farmacista di Misano, proprietario insieme al cognato di una splendida barca a vela modello Cyclades ormeggiata nella darsena di Portoverde, al centro in questi giorni di una vicenda dal sapore kafkiano.
"Quella barca è nostra e di nessun altro: chi ha eseguito questo provvedimento deve aver commesso una svista". Alla base del pignoramento, stando a quanto emerso, c’è infatti la pretesa di un creditore romano che vanta un debito di circa 100mila con una società di noleggio barche operante nella provincia di Rimini. Il 5 marzo scorso il tribunale di Roma si è pronunciato sul caso emettendo un decreto ingiuntivo, comunicato ufficialmente alle parti il 19 marzo e poi diventato esecutivo per mancanza di opposizioni. Si è così passati, dopo alcuni mesi, alla fase dei pignoramenti e in mezzo – per qualche motivo – ci è finita anche la barca di proprietà di Costa e del cognato.
“Peccato – afferma il farmacista – che nessuno di noi due c’entri assolutamente nulla con questa vicenda. Non abbiamo maturato alcun debito, non abbiamo mai avuto a che fare con la società di noleggio barche a cui si fa riferimento nel decreto né tantomeno abbiamo mai sentito nominare la persona che viene indicata dal tribunale come creditore che per noi rimane un totale sconosciuto".
Per questo motivo Costa si è rivolto all’istante ai suoi legali, gli avvocati Guglielmo Guerra e Andrea Lepri. Gli avvocati hanno subito redatto un atto di opposizione contro il provvedimento con richiesta di sospensiva. Richiesta che è al momento ‘congelata’ in attesa di una decisione del giudice, così come la barca a vela: anche se effettivamente non è stata ancora sequestrata e resta nelle loro disponibilità, la famiglia ha deciso che aspetterà ad utilizzare fino a quando non sarà definitivamente sbrogliata la matassa.
"Davvero non siamo in grado di dire come sia stato possibile commettere un simile errore – dice l’avvocato Guerra –. Probabilmente c’è stata una svista o è stata fatta una valutazione errata. I miei clienti godono della piena proprietà dell’imbarcazione oggetto del contendere che è stata da loro regolarmente acquistata alcuni anni fa. Inoltre, non sono gravati da debiti di alcun tipo almeno nei confronti delle parti interessate dal provvedimento. Aspettiamo di vedere come si evolverà la vicenda ma confidiamo nel fatto che il tribunale possa accogliere la nostra istanza nel più breve tempo possibile. Ovviamente ci prepariamo anche a chiedere i danni per il fatto che i nostri clienti non hanno potuto usufruire della barca proprio mentre si stavano preparando a partire per le vacanze".