Barista stroncato dalla droga Chiesto il processo per il pusher

L’uomo era stato trovato senza vita nel suo garage. Un 27enne accusato di aver. venduto la dose fatale

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Era stato trovato senza vita nel garage di casa, il pomeriggio del 24 settembre del 2020. Vicino al corpo della polvere bianca e una cannuccia per ‘sniffarla’. Il cuore del 35enne – padre di due bambine, gestore di un bar del centro storico di Rimini – aveva smesso di battere dopo l’ennesima assunzione di droga. Ora la persona accusata di avergli ceduto la cocaina – un albanese di 27 anni, difeso dall’avvocato Fabio Massimo Del Bianco – potrebbe dover affrontare il processo. Per lui la Procura di Rimini ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare si terrà davanti il 13 settembre prossimo. Per la difesa dell’albanese, non esistono elementi che possono comprovare il nesso di causa effetto tra la dose ‘incriminata’ e il decesso del 35enne. Non sono dello stesso avviso gli inquirenti, che lo accusano di aver causato la morte del barista come conseguenza di un altro reato, ovvero la vendita dello stupefacente.

L’allarme, nell’abitazione del 35enne, era scattato nel tardo pomeriggio. Da mezzogiorno la moglie e la madre non avevano più avuto notizie del trentacinquenne, conosciuto per aver gestito un locale in centro, che non si era neanche presentato al lavoro. Così, pochi minuti prima delle 19 le due donne eranocorse nell’abitazione di via Flaminia e, non vedendolo, erano scese in garage. La porta era chiusa dall’interno e per aprirla era stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco. Dentro il garage c’era il 35enne a terra. Immediata la richiesta di soccorsi. I sanitari del 118, arrivati nel giro di pochi minuti, non avevano potuto fare altro che constatarne il decesso. Sul posto era stata ritrovata anche la ‘polvere bianca’ consumata dall’uomo. I familiari, assistiti dall’avvocato Alessandro Pierotti, si sono costituiti parte civile.