FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

La battaglia di Louis. “Pierina rappresentava un pericolo per lui”. Ma oggi si torna in aula

Svelati i motivi che hanno spinto i giudici a non scarcerare Dassilva. Manuela ritenuta credibile, ma “è solo un’aggiunta a indizi già consistenti”

La battaglia di Louis. “Pierina rappresentava un pericolo per lui”. Ma oggi si torna in aula

Rimini, 22 maggio 2025 – “Chi ha depistato e sa simulare è il Dassilva. Che non ha interazioni attive con il suo cellulare nel periodo a cavallo della commissione del delitto (tra le 21.44 e le 22.18); che si muove con rapidità nel condominio; che sa usare professionalmente il coltello, che ha un ottimo movente; che non ha un alibi (a differenza di Manuela in ragione non solo delle dichiarazioni della figlia e del fratello Loris sulla sua presenza in casa e delle conferme che si ricavano dall’attività del suo telefono anche contestuale al fatto)”.

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Louis Dassilva oggi comparirà ancora davanti al Riesame per un nuovo ricorso

È una sinossi gravosa quella che il Tribunale del Riesame ha condensato in 82 pagine di motivi per cui attribuire secondo il collegio, ancora una volta, la responsabilità per l’omicidio di Pierina Paganelli a Louis Dassilva. Con queste parole i giudici bolognesi hanno motivato la conferma della custodia cautelare in carcere per Dassilva – condannandolo anche a risarcire le spese di procedimento – decisa dopo l’udienza dello scorso 18 aprile. E sono sempre queste le parole che racchiudono le ragioni snocciolate dal Riesame in risposta ai ‘punti oscuri’ sollevati dalla Cassazione dopo il precedente rigetto.

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Il ‘forte movente’

Un documento che comincia da ciò che viene definito un “forte movente ad agire” per Dassilva, rappresentato dal fatto che Pierina per il 35enne senegalese – nella lettura dei giudici – rappresentava un “pericolo doppio”. “L’indagato non manifestava alcuna intenzione di rivelare volontariamente alla moglie la relazione con la Bianchi – spiega ancora il Riesame –. Dassilva si comportava come un uomo che teneva saldamente i piedi in due staffe (...). Aveva un forte interesse a mantenere questo status quo e a reagire contro una persona che metteva in pericolo tutto questo”. Infatti, per i magistrati, “il pericolo rappresentato dalla Paganelli andava ad attaccare entrambe le relazioni fondamentali del Dassilva”.

Depistaggi ed ‘alibi assente’

In luce i giudici hanno messo pure i presunti depistaggi di Dassilva, tra messaggi cancellati con Manuela, i vestiti indossati la sera del delitto consegnati tardivamente e dopo “averli lavati” o la “zoppia simulata”. Comportamenti ritenuti “gravemente indizianti”. Come il nodo-alibi, su cui la Cassazione si era soffermata sostenendo come Valeria Bartolucci, moglie di Dassilva, avrebbe potuto essere più esplicita nel coprire il marito per tutto l’arco temporale necessario a collocarlo in casa durante l’omicidio. Per il Riesame, ciò “trova risposta eloquente in quel suo (di Valeria, ndr) non sapere cosa dire, confessato al marito”, riferendosi all’intercettazione ambientale in auto di novembre ’23 in cui Valeria sottovoce confessò a Louis: “Se ero sveglia a quell’ora... questa cosa qui io non la so... cazzo gli dico... non lo so!”.

Il ruolo di Manuela

Infine, per lunghi tratti il Riesame si è soffermato sull’ultima ricostruzione di Manuela Bianchi (assistita dall’avvocato Nunzia Barzan e dal consulente Davide Barzan) della mattina del ritrovamento del cadavere della suocera. Il Riesame specifica che “le dichiarazioni finali della Bianchi non costituiscono l’elemento di prova decisivo del procedimento, ma si vanno ad aggiungere agli altri indizi che già hanno la consistenza richiesta”. Nel ’giustificare’ poi la tardiva confessione dell’incontro tra Manuela e Dassilva in garage prima di trovare Pierina, il Riesame richiama un’intercettazione in questura del 4 ottobre ’23 in cui proprio la Bianchi rivolgendosi a Dassilva ammise come predominante preoccupazione personale: “Voglio che ne esci. Non mi interessa di me. Voglio che ne esci”. In più, la discesa di Dassilva in garage prima del ritrovamento è stata interpretata come la “reazione logica” a “un problema che andava gestito”, ossia all’imprevisto per cui sarebbe stata proprio Manuela a ritrovare il cadavere, attirando così sin da subito i sospetti su Dassilva, in quanto amante della donna. Sospetti che Manuela ha poi cercato di sviare su indicazione del 35enne – così ha riferito – abbracciando più volte il vicino moldavo.

Ma la battaglia legale è tutt’altro che conclusa. Con lo stesso Riesame, in altra composizione, che oggi alle 9.15 sarà riunito in una terza udienza per valutare il ricorso degli avvocati di Dassilva al rigetto dell’istanza di scarcerazione da parte del gip. Un appuntamento a cui, come sempre, presenzierà il 35enne indagato.