"Bersagliato dal fuoco amico dopo il mio libro sulla Russia"

La paradossale vicenda dello storico Santangelo boicottato a causa del titolo ritenuto pro Putin

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di Lia Celi *

"A me mi ha rovinato la guera…": cent’anni fa la satira di Ettore Petrolini ha asfaltato per sempre chi tira in ballo i conflitti per spiegare i propri flop. È il terzo motivo per cui lo storico militare Andrea Santangelo non vi direbbe mai che le difficoltà promozionali del suo ultimo saggio, frutto di due anni di meticolose ricerche, sono causate dalla guerra russo-ucraina. Gli altri sono, nell’ordine: a) Santangelo non parlerebbe mai male della “guera”, la sua materia prediletta. b) i problemi del suo libro sono soprattutto dovuti al titolo scelto, Invincibile Russia, riferito ai tanti invasori del passato che nelle steppe si sono rotti le corna. Nel giorno d’uscita, il 24 febbraio, il titolo ha trasformato un successo annunciato in un autogol o, in gergo militare, in un fuoco amico editoriale.

Santangelo, col senno di poi cosa cambieresti: titolo, data d’uscita o editore?

"La data, credo. La prima programmata era settembre 2021. Ma nello stesso periodo usciva il mio Andare per la linea gotica, edito dal Mulino, e gli è stata data la precedenza. Del resto fino a gennaio la tensione al confine russo-ucraino acuiva l’interesse per le vicende di quella regione, teatro di tre campagne militari decisive per la storia dell’Europa, ai tempi degli zar e poi con Stalin. Avevo una fitta agenda di interviste e di presentazioni, ed era appena uscito un lusinghiero articolo firmato Paolo Mieli. Dal 24 febbraio quasi tutti gli impegni sono stati annullati o rimandati per motivi di opportunità. Pare che in alcune librerie mani ignote ribaltino il libro negli espositori perché non si legga il titolo".

Non la lusinga ritrovarsi in compagnia di Dostojevskij e di altri illustri censurati per sospetto filoputinismo?

"Fare la vittima in questo momento è fuori luogo. Le mie disavventure non sono nulla rispetto alla tragedia che si sta consumando. Noto solo che forse, se fossi apertamente filorusso, in Italia avrei meno problemi: da noi Putin ha un asse di ammiratori da destra a sinistra, accomunati dal disprezzo per l’Occidente e dall’attrazione per l’uomo forte. Comunque, da storico militare, sono più interessato a capire questo conflitto, anche alla luce degli eventi raccontati in Invincibile Russia. Ad esempio, non è vero, come sostiene Putin, che l’indipendenza ucraina è una chimera strumentalizzata dalla Nato. Già nella guerra russo-svedese che culminò nella battaglia di Poltava (1709) i cosacchi ucraini, insofferenti al giogo russo, si schierarono contro Pietro il Grande, che dopo la vittoria li punì con una repressione sanguinosa".

Mi ricorda la ‘denazificazione’ targata Cremlino…

"Già. Anche l’esercito russo di oggi, in buona sostanza, è quello di Pietro il Grande. Stesso legame con la Chiesa ortodossa, stessa passione per uniformi e decorazioni sul campo. Stessi abusi, come lo sfruttamento della truppa da parte degli ufficiali, che ancora oggi affittano i soldati come manodopera e intascano la loro paga. Ma, come ai tempi di Stalin, l’esercito russo impara dai suoi errori: si è visto come ha rimodellato la sua strategia dopo le prime battute d’arresto in Ucraina".

Da storico militare è in grado di fare previsioni, senza sconfinare in deliri alla Orsini?

"Posso solo fare ipotesi. Putin cercherà sul campo una vittoria indiscutibile per evitare di passare da ‘perdente’ agli occhi di paesi come India e Cina. L’unica speranza per Zelensky, invece, sono gli aiuti dell’Occidente, e per questo non deve far cadere l’attenzione mondiale sull’aggressione che sta subendo il suo Paese. E forse è questa l’impresa più difficile. L’opinione pubblica si stanca in fretta".

* scrittrice