LORIANO ZANNONI
Cronaca

Bonucci emoziona i ragazzi. Tra il calcio e la malattia del figlio: "Dovevo essere forte per tutti"

L’ex difensore della Nazionale si confida con gli studenti delle "Maestre Pie": tra ricordi di campo e il dolore per la condizione del piccolo Matteo: "Il suo coraggio mi ha insegnato cos’è la vera forza".

Leonardo Bonucci (al centro) alle Maestre Pie, l’istituto che lo ha accolto per raccontare la sua esperienza (f. Petrangeli)

Leonardo Bonucci (al centro) alle Maestre Pie, l’istituto che lo ha accolto per raccontare la sua esperienza (f. Petrangeli)

Sorrisi e selfie, autografi e applausi scroscianti. Leonardo Bonucci arriva a Rimini ed è subito bagno di folla alle Maestre Pie, l’istituto scolastico che lo ha accolto per fargli raccontare la sua esperienza di calciatore dentro e fuori dal campo. L’ex azzurro è arrivato di prima mattina e ha incontrato tutti gli studenti nel cortile dell’istituto. Pronti, appesi ai muri, due striscioni significativi. Il primo recitava "Benvenuto Bonucci, orgoglio italiano", l’altro invece "19, leone azzurro". Presentato da Carlo Frisi, che ha dialogato con lui imitando alcuni allenatori del suo recente passato come Allegri, Conte e Spalletti, il calciatore è poi passato a rispondere alle domande a raffica dei ragazzi. Dagli attaccanti più difficili da marcare, "Zapata e Drogba", agli idoli che aveva da piccolo, "Del Piero nell’infanzia e Nesta crescendo". Dal motivo della famosa esultanza dello sciacquarsi la bocca, "Una scommessa con gli amici, poi è rimasta", al controverso passaggio dalla Juve al Milan. "Al Milan è stata una grande esperienza, più come uomo che come calciatore – ha raccontato Bonucci – Giocare a San Siro da capitano è stato emozionante, ma il cuore è sempre juventino e il richiamo della maglia è stato troppo forte". Al termine del momento in cortile, che ha visto presenti anche il sindaco Sadegholvaad, l’assessore Lari e le rappresentanze di Rimini Calcio e Rinascita Basket Rimini, il giocatore è stato portato nel vicino teatro scolastico per un botta e risposta più raccolto e intimo coi ragazzi delle medie. E lì, sul palco col dirigente scolastico Manuel Mussoni, è venuta fuori la vita, quello che c’è intorno ai lustrini della Serie A e della Nazionale. Bonucci ha un figlio, Matteo, che si è ammalato da piccolo. "Ricordo come fosse adesso. Ci hanno detto ’Lo dobbiamo operare subito’. Siamo entrati in ospedale alle 6 del mattino e lui è uscito dalla sala operatoria alle 18.30. Io avevo il dovere di essere forte per tutti gli altri, ma nei momenti di solitudine le lacrime scendevano. Mi ricordo due cose di quel giorno: il suo ruggito prima di entrare, forse indebolito dall’anestesia, e la luce particolare che proveniva dalla sala operatoria. Momenti intensi. Lunghi e intensi, in cui mi sono messo a parlare con Dio. Quando è uscito è stata un’emozione forte".

L’invito ai ragazzi delle medie è quello di "Tenere duro nelle difficoltà e avere sempre un obiettivo". La curiosità? Le due finali di Champions con la Juve: "Ho più rimpianti sulla prima, quella con il Barcellona delle stelle. Col Real, qualche anno dopo, nulla da dire. Nel secondo tempo hanno cambiato totalmente marcia, come mi ha confermato Cristiano quando poi è arrivato alla Juve". Il futuro è chiaro, su una panchina. "Voglio prendere il patentino. Vorrei arrivare ad allenare una squadra e che si dica ’Questa si riconosce, è allenata da Bonucci’".

Loriano Zannoni