Oltre 30 strutture alberghiere si sono riconvertite a bed and breakfast a Cattolica, i dati delle associazioni di categoria confermano un trend che spiega tante cose nel mercato turistico della Regina. E sono di fatto almeno 10 in più rispetto all’anno scorso. Niente più pensione completa dunque ma a pranzo e cena si propongono convenzioni con ristoranti e chioschi della città. E si offre solo pernottamento e prima colazione. Che ne sarà del turismo cattolichino? "In questo momento serve una riflessione perché queste strutture hanno scelto di tagliare cucina e personale per restare sul mercato – conferma Giuseppe Barbieri, presidente Adac (associazione con oltre 200 iscritti tra medie e piccole imprese,hotel,commercio, ristoranti, ecc.) – e si deve capire in che direzione stiamo andando. Alcuni clienti a formato famiglia o giovani chiedono questo ma poi che ne sarà dei gruppi o di chi chiede tradizionalmente anche pranzo e cena in albergo?". Un fenomeno che fa riflettere complessivamente sul futuro delle 200 strutture alberghiere cattolichine: "Visto che nei prossimi mesi si tornerà a parlare anche di piano urbanistico e sviluppo della città – dice Barbieri – tanto vale spingere anche sugli incentivi volumetrici e fiscali per chi invece vuole restare aperto con il proprio hotel e magari vuole creare più servizi come l’albergo diffuso, accorpandosi ad altri colleghi. Servono bonus ed incentivi di cubatura e superifcie (più palestre, piscine, sale, ecc.) per non perdere altre camere". Altre associazioni di categoria sono sulla stessa lunghezza d’onda: "Questo fenomeno del bed and breakfast fa riflettere – dice Giovanni Ruggeri, segretario Confartigianato – perché fa intuire la fatica dell’impresa alberghiera e degli imprenditori privati. E’ normale tagliare il personale ed i costi di gestione ma dove andrà a finire il turismo di Cattolica? Credo che si debba riflettere su che tipo di turismo vogliamo, è arrivato il momento di alzare l’asticella, migliorare strutture e città e magari cercare un turismo anche d’elitè se vogliamo, ma con un alto potere d’acquisto, strategie promozionali che vanno cambiate". Altri professionisti analizzano il fenomeno: "Riguarda soprattutto le piccole strutture sotto le 30 camere – dice Giovanni Gaudenzi, vicepresidente associazione albergatori – che per mantenersi competitivi scelgono di ridurre i costi di gestione".
Luca Pizzagalli