"Buio nelle sale, ma sono luoghi sicuri"

Giometti vede nero: "Così non si riaprirà più". Cala il sipario nei teatri. Rimandati gli spettacoli al Galli: "Saranno recuperati"

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Cala il sipario. "Che ce lo dicano cosa dobbiamo fare, se riconvertire in altro le sale cinematografiche, perché così non si va più avanti". Massimiliano Giometti, titolare delle multisale Multiplex a Le Befane e il Cinepalace a Riccione, non sa più a che santo votarsi. La prima serrata la scorsa primavera si era dilungata facendo perdere gli incassi in un periodo fondamentale per il settore cinematografico. La ripresina estiva era stata vista avvertita troppo ’ina’ per dare buoni segnali. Ma il settore stava sfornando film e le persone stavano tornando a riaffacciarsi nelle sale dopo avere passato mesi incollati sulle piattaforme come Netflix. "Ci stavamo riprendendo ed ora ci chiudono. Perché lo fanno? Ce lo spieghino. Dove sono gli studi che dicono che i cinema sono luoghi di contagio? E’ l’esatto contrario. Nelle multisale vengono rispettati i protocolli, c’è il distanziamento, c’è il ricambio d’aria. Quanti ristoranti hanno il ricambio d’aria? Ma le sale devono chiudere. Vorrei avere delle risposte da Fraceschini. Ci chiudono, poi tengono aperte le metrò dove si sta appiccicati".

Male, anzi malissimo, ribatte Giometti che deve fare i conti con un settore dove gli aiuti di Stato non si sono visti. "Dove sono? I contributi non si vedono, ma ci chiudono senza capire il perché. Io almeno non lo capisco. Non ho più parole. Ma so che così non si va più avanti".

Con i cinema chiudono anche i teatri. Il Dpcm spegne sul nascere i cartelloni delle stagioni teatrali che Rimini, Bellaria e Cattolica avevano appena presentato. Niente da fare, almeno fino al 24 di novembre data di scadenza del decreto. Ma la storia recente insegna che la scadenza dei decreti non è come quella degli alimenti. Al contrario spesso viene prorogata.

Si spegne così il Teatro Galli. Niente musica di Beethoven questo mercoledì. E niente atmosfere felliniane il 31 ottobre. Silenzio fino al 24 novembre salvo coup de theatre. "Già in mattinata - premette l’assessore alla Cultura Giampiero Piscaglia - andremo a verificare nel dettaglio cosa prescrive il Dpcm. Attendiamo prima di esprimerci, anche se da quanto emerso pare che gli spettacoli vadano sospesi almeno fino alla scadenza del decreto". Sospesi, e non annullati. In municipio non intendono alzare bandiera bianca. "Sono mesi che andiamo avanti con continui spostamenti e riprogrammazioni di spettacoli ed eventi. Faremo la medesima cosa ora. Non vogliamo perdere nulla, come abbiamo dimostrato nel recente passato". Chi deve dare l’addio alla propria rassegna in presenza è invece la biblioteca di Misano che stava ospitando le lezioni dei filosofi. "E’ un gran peccato - dice Gustavo Cecchini curatore della rassegna Parole controtempo -. Eravamo riusciti a organizzare comunque la rassegna nonostante le norme. Avevamo il teatro Astra sempre pieno, secondo la capienza possibile, ma ora dobbiamo chiudere. Tuttavia non annulleremo i prossimi appuntamenti. Già in precedenza davamo la possibilità di guardarli in streaming e poter presentare domande inviando messaggi. Vorrà dire che questa sarà l’unica modalità per seguire le conferenze". Il prossimo autore sarà il latinista Ivano Dionigi che si interrogherà sulla parola ’Demone’, termine che oggi in tanti affiancherebbero a Covid.

A Cattolica, il teatro della Regina non potrà riaccendersi il 7 novembre con ‘Un bès - Antonio Ligabue’. Dovrà attendere anche lo spettacolo di Simone Cristicchi questo mercoledì a Bellaria. L’artista avrebbe portato sul palco ‘Esodo’. Al momento l’unico esodo sarà quello degli spettatori salvo nuove comunicazioni dal Parlamento.

Andrea Oliva