Per lui niente più battute di caccia. Addio al porto d’armi – che gli era stato rilasciato per l’attività venatoria – e divieto assoluto di tenere fucili e munizioni. Così ha deciso la Prefettura nei confronti di un settantenne riminese, un appassionato cacciatore. Un provvedimento scattato dopo le denunce prese dall’uomo per minacce, molestie e per una lite con i vicini di casa. Lui ha fatto ricorso al Tar, convinto che la la decisione adottata dalla Prefettura sia stata sproporzionata, visto che per un paio di vicende è già stato assolto.
Ma non la pensano così i giudici del Tribunale amministrativo regionale. Che, con la sentenza depositata ieri, hanno respinto il ricorso e confermato il provvedimento della Prefettura, e hanno condannato l’uomo a pagare 1.500 euro di spese giudiziarie. Il divieto di tenere armi e municioni nei confronti del cacciatore era scattato nel febbraio del 2022, in seguito alla perquisizione a casa del settantenne disposta dalla Procura dopo le denunce. L’uomo nel 2018 era stato accusato di minacce (un reato per il quale è stato assolto), successivamente era stato denunciato per molestie (anche qui è arrivata poi l’assoluzione) e nel 2021 è finito di nuovo nei guai per una lite con i suoi vicini di casa. Una vicenda, quest’ultima, che ancora non è conclusa: il settantenne si è opposto al decreto penale di condanna, e attende ancora gli esiti del procedimento giudiziario. Ma nel frattempo la Prefettura gli ha tolto il porto d’armi e gli ha vietato di tenere armi e munizioni.
L’uomo, assistito dagli avvocati Mario Casabona e Chiara Canaletti (che è tra l’altro la presidente riminese dell’associazione Libera caccia), ha deciso di impugnare davanti al Tar la decisione della Prefettura. Ma per i giudici il provvedimento preso nei suoi confronti "è fondato" e pertanto legittimo. I giudici, in udienza, hanno sentito il settantenne e ascoltato le osservazioni. Non sono valse a nulla. "Risulta provato – recita la sentenza – un alto livello di conflittualità dell’uomo", dal momento che "è stato accusato dei reati di minacce e molestie (dai cui poi è stato assolto, ndr) e ha ricevuto il decreto penale di condanna per lo scontro avvenuto nel 2021 con i vicini di casa". Nonostante le spiegazioni dei comportamenti fornite dall’interessato, la Questura di Rimini ha ritenuto sussistenti concreti indizi per valutare l’interessato inaffidabile per quanto riguarda la detenzione di armi". Gli episodi contestati al cacciatore "anche qualora dovessero condurre ad escludere la responsabilità penale, sono sintomatici di una difficoltà di controllo che induce a dubitare dell’affidabilità nel non abusare delle armi". Una sentenza molto chiara e netta, ma i legali dell’uomo non escludono ora il ricorso al Consiglio di Stato.
Manuel Spadazzi