
La criminologa Roberta Bruzzone è nel pool difensivo di Louis Dassilva, insieme ai legali Riario Fabbri e Andrea Guidi
Nessuna traccia di Louis Dassilva sulla scena del crimine. Niente materiale biologico a lui riconducibile è stato trovato nemmeno dopo l’ultimo supplemento di indagine compiuto dal super perito Emiliano Giardina sopra le chiavi e il telecomando di Pierina Paganelli o sui pantaloncini sporchi di sangue del figlio, Giuliano Saponi.
All’esito dell’ultima tornata di accertamenti, non è infatti stato trovato Dna compatibile con quello dell’indagato e il risultato va "a chiudere la partita del Dna cristallizzando che Dassilva non era sulla scena del crimine. Non ci sono elementi scientifici che lo collochino lì".
Esulta così la criminologa Roberta Bruzzone, che nell’ambito del delitto di via del Ciclamino fa parte del pool difensivo di Louis Dassilva in qualità di consulente. Ma non è tutto. La Bruzzone chiarisce anche come la recente nota preliminare sugli accertamenti sulla cam3 sia un altro punto a favore dell’indagato. "L’esigenza del collegio peritale di inviare addirittura una nota preliminare per dire che non servirà procedere oltre è indicativa – continua la criminologa –. La valutazione per cui non è Dassilva l’uomo ripreso camminare davanti alla cam3 la sera dell’omicidio non è più solo la nostra ricostruzione, ma anche quella dei periti del gip. Anzi, noi abbiamo persino trovato chi verosimilmente passa sotto la telecamera". Roberta Bruzzone non teme infatti nemmeno eventuali integrazioni degli altri periti, poiché sostiene: "Le persone non possono accorciarsi".
Tra gli incidenti probatori in essere tuttavia ce n’è uno i cui risultati non deporrebbero a favore dell’indagato: quello sui cellulari di Dassilva, i quali non avrebbero registrato attività in concomitanza col delitto. "Posto che dal nostro punto di vista ci siano state invece delle attività, laddove anche non ce ne fossero: Dassilva era in casa sua, quali interazione bisognava che facesse?", spiega ancora Bruzzone, che anche riguardo alle presunte nuove dichiarazioni fornite da Manuela Bianchi a chi indaga ha scandito: "Non abbiamo evidenze di quanto ha detto. Laddove fosse in qualche modo veritiero quanto emerso comunque noi siamo tranquilli. Non riteniamo la signora Bianchi attendibile e possiamo dimostrare che Louis non era lì".
Il riferimento è alla ulteriore consulenza fonica richiesta sul registrato della telecamera nei garage. Tanto che Roberta Bruzzone non esclude nemmeno "altri incidenti probatori". Ma se nei prossimi giorni la procura dovesse cercare da Louis una versione alla luce dell’interrogatorio di Manuela: "Lui non ha niente da aggiungere. Ha già reso la sua versione nel primo interrogatorio". Cautela però sulla richiesta di scarcerazione: "Questo è un gioco di lego, per ogni pezzo che montano (gli inquirenti, ndr), noi lo smontiamo. Ma prima di formulare un’istanza così importante vogliamo capire quali nuovi elementi abbiamo davanti e leggere le motivazioni della Cassazione".