Camorra Rimini, pistole e martellate nel regno di Ciro

La violenta scalata criminale del nipote del reggente di Secondigliano

Rimini, l'operazione anti camorra (Foto Bove)

Rimini, l'operazione anti camorra (Foto Bove)

Rimini, 12 ottobre 2019 - Uccide per sfizio per sua stessa ammissione e gli piace spaccare le mani dei suoi nemici a martellate. Omofobo, sessista e pericolosissimo, Ciro Contini ha solo 31 anni, ma la sua ferocia è già leggendaria anche tra i suoi. Un giovane boss nipote di quel pezzo da novanta che è Eduardo Contini, uno dei capi della famosa Alleanza di Secondigliano, tutt’ora in carcere.

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E’ stato Ciro, dicono, il reggente della ‘Paranza dei bambini’ di Forcella, il gruppo criminale di ragazzini napoletani, la cui ascesa nel mondo della camorra viene raccontata nel libro di Roberto Saviano. Per far sapere chi era si era fatto tatuare lo stemma di ‘famiglia’, il soprannome di suo zio, o’ romano’. Ciro non vuole che le donne si occupino di ‘affari’ e guai se la fidanzata si azzarda a entrare in casa quando lui «ha gente». Meglio conosciuto come ‘o’ nirone’, anche se aveva natali ‘illustri’ e per questo, raccontano i pentiti, «non si può toccare», voleva però un clan tutto suo, a costo di violare le granitiche regole imposte dai vecchi boss. Per ottenerlo era disposto a tutto, al punto che i Contini finirono per considerarlo una scheggia impazzita e ne presero in qualche modo le distanze. Sa di avere carisma e trova gente disposto a seguirlo nella sua ascesa.

Napoli per lui scotta e individua il Riminese come terra di conquista. Arriva qui nel settembre del 2018, mettendo insieme il suo gruppo e appoggiandosi a casa di sua sorella che vive nella zona di Viserba, dove impianta anche l’autonoleggio che funge da facciata per riciclare il denaro messo insieme con le attività criminali. La prima cosa che deve fare è quella di mandare un messaggio a ‘zio Pio’, Pio Rosario De Sisto, un personaggio di spessore, legato al clan dei Nuvoletta e che in riviera vive tranquillo con le sue ‘operazioni finanziarie’. Dopo avere pestato a sangue lui, si dedica quindi a soppiantare il clan che qui ha già messo radici, quello capeggiato da Massimiliano Romaniello e far passare sotto la sua protezione l’imprenditore a cui stanno estorcendo soldi da anni.

Ciro non conosce altri sistemi se non quelli della ferocia e del terrore. Romaniello è a Napoli sotto sorveglianza speciale e qui ci stanno i suoi uomini, Antonino Di Dato e Giuseppe Ripoli. Il primo a venire contattato dal nuovo clan ‘per parlare’ è Di Dato, il quale arriva all’appuntamento e si trova di fronte Ciro e uno dei suoi uomini, Nicoli. Ma c’è anche l’imprenditore che sta pagando il pizzo a Romaniello e che a quanto pare ha già chiesto protezione al clan emergente. Di Dato alza la voce, e rimedia due ceffoni. E’ solo un avvertimento per fargli capire che da quel momento le cose sono cambiate. Ma la guerra è solo all’inizio, perchè quando Contini capisce che il vecchio clan sta facendo orecchie da mercante, passa alle maniere forti. Riconvoca Di Dato che questa volta manda Ripoli al posto suo. Ed è un massacro.

Il 5 novembre del 2018 Ripoli va all’appuntamento (guarda caso nel capannone dell’imprenditore) e ci trova Contini, Nicoli, Acampa, Rivieccio e altri personaggi con la faccia coperta da caschi integrali. Sono armati fino ai denti: pistole, martelli e spranghe. Ma come sempre il più feroce è Contini che gli prende a martellate le mani. Le urla della sua vittima non le sente nemmeno, e afferra un flessibile deciso a tagliargli la mano. E’ Acampa a intervenire, staccando la corrente prima che Ciro faccia un macello. «L’ho picchiato io – dirà nel corso di una conversazione intercettata – perchè se lo lasciavo nelle mani di Ciro lo uccideva». «Sono tutto rotto – dice Ripoli in un’altra intercettazione – pistola in bocca... con la pistola in gola... con il ferro in gola... hai capito? Però non mi hanno ucciso». La guerra di camorra a Rimini è cominciata, e il sangue sta per scorrere a fiumi quando a novembre Ciro viene arrestato a Napoli, perchè in possesso di una pistola. Ma anche dal carcere, grazie a madre e sorella, soprattutto alla prima, e a cellulari di cui qualcuno riusciva sempre a rifornirlo, riuscirà a comandare sul suo piccolo regno appena abbozzato.