Blitz anti camorra Rimini, sequestrate 17 aziende per 30 milioni. Arresti

Nove le misure cautelari: stroncata un’associazione legata ai clan Sarno e Casalesi con base nella Bassa Romagna e affari in altre sette regioni

Rimini, operazione della guarda di Finanza con il Amato e la Melotti

Rimini, operazione della guarda di Finanza con il Amato e la Melotti

Rimini, 21 luglio 2020 – Blitz della Guardia di Finanza, stroncata un’associazione criminale di matrice camorristica con base nella Bassa Romagna. Sono scattate 9 misure cautelari personali, il sequestro di 17 aziende e beni per oltre 30 milioni di euro.

I finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, con la collaborazione del Gico di Bologna e dei colleghi di altri 14 comandi provinciali, hanno dato l’avvio stamane alle prime luci dell’alba, a una vasta operazione di polizia denominata “Darknet”.

Il blitz è stato messo in campo in Emilia Romagna e in contemporanea nelle regioni Campania, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Basilicata e Piemonte. Un’operazione che ha portato a disarticolare nella città di Cattolica un’associazione criminale di matrice camorristica.

Ma le ramificazioni e gli interessi economici attorno alla stessa si trovano anche in altre Province (Avellino, Napoli, Salerno, Potenza, Matera, Pesaro-Urbino, Forlì-Cesena, Parma, Torino e Milano), con al vertice personaggi legati al clan dei Sarno e dei Casalesi.

Le investigazioni hanno fatto emergere l'esistenza di una "compagine criminale stanziata nella provincia riminese, al cui interno si evidenziano, in posizione di predominio: Giovanni Iorio (finito in carcere), pluripregiudicato, sorvegliato speciale e cognato di Vincenzo Sarno, capo dell'omonimo clan napoletano e oggi collaboratore di giustizia; Luigi Saverio Raucci (finito a sua volta in carcere), pluripregiudicato, gravato da quattro condanne definitive per reati contro la persona e in materia di armi e genero del pluripregiudicato Enrico Zupo, nonché cugino di Iorio, e Antonio De Martino (anche lui in carcere), volto 'pulito' dell'associazione, che gestiva le società di impiantistica industriale, di cui Iorio e Raucci erano soci occulti ed effettivi dominus". Accanto a loro sono stati individuati altri due livelli. Il primo è costituito da coloro che "avrebbero posto consapevolmente la propria attività al servizio del sodalizio, vale a dire Salvatore Zupo, Francesco Cercola (entrambi in carcere), Pasquale Coppola e Tania Ginefra (che si trovano invece agli arresti domiciliari)".

Nel secondo livello rientrano invece oltre 30 persone "che si sarebbero prestate nell'attività illecita, specie di interposizione fittizia, ma dei quali non vi è certezza della partecipazione al sodalizio criminale, trattandosi di persone reclutate all'occorrenza per ragioni di parentela o vicinanza con i singoli indagati, come nel caso di Paola Signorino (incaricata di pubblico servizio, agli arresti domiciliari) e Gennaro Stapane (destinatario di obbligo di dimora)". L'organizzazione era riuscita, in breve tempo, a "infiltrarsi nell'economia legale della Romagna e aree limitrofe, controllando diverse attività economiche e drenando risorse mediante fatturazioni per operazioni inesistenti; ad asservire la funzione pubblica di due incaricati di pubblico servizio agli scopi dell'organizzazione criminale per l'acquisizione illegale di appalti pubblici". Ancora, "a reinvestire e auto-riciclare in attività imprenditoriali, immobiliari e finanziarie ingenti somme di denaro derivanti da attività delittuose; intestare a terzi ingenti patrimoni e attività commerciali frutto di attività estorsive e dello spaccio di droga e affermare il proprio controllo egemonico sul territorio basso romagnolo e potentino, attraverso la repressione violenta dei contrasti interni".