Fumata nera per le concessioni balneari. Ed ora i bagnini cominciano a vedere nero. "I tempi per arrivare ai decreti prima della scadenza delle concessioni il 31 dicembre sono strettissimi". Ieri si è svolto a Roma un incontro del tavolo tecnico che vede raccogliersi le associazioni di categoria, in primis i bagnini ma anche diportisti e portuali, e i tecnici dei ministeri coinvolti dal rinnovo delle concessioni demaniali. I bagnini, inclusi quelli nostrani, speravano nella chiusura dei lavori per passare poi alle fase decisionale da parte del governo. Invece "il tavolo si è riaggiornato al 25 settembre, giorno in cui dovrebbero chiudersi i lavori", premette Mauro Vanni presidente di Confartigianato imprese balneari.
L’obiettivo del tavolo è ormai noto. I dati raccolti dai funzionari dei ministeri hanno l’obiettivo di mostrare come non ci sia scarsità del bene. Se le concessioni affidate sono una parte minoritaria rispetto alle superfici demaniali costiere presenti, non c’è scarsità e si può evitare l’applicazione della Bolkestein. Ma per arrivare a questo servono dati certi e "un governo che vada in Europa e sostenga la propria posizione dicendo che i beni demaniali costieri non sono scarsi – riprende Vanni -. Da quanto emerso, ad oggi meno del 30% delle spiagge è stato affidato in concessione". Sul litorale romagnolo, ad esempio, i rapporti si ribaltano ed è per questo che Confartigianato ha chiesto ai tecnici del ministero che i valori vengano riferiti su scala nazionale e non locale. Ieri ogni associazione rappresentata al taavolo ha palesato, in forma verbale o scritta, le proprie richieste in merito alle modalità con cui verranno utilizzati i dati.
C’è un altro aspetto da tenere in considerazione. Comunque sia, che ci sia o non ci sia scarsità del bene, le concessioni attuali scadono il 31 dicembre. Serve una normativa per rinnovarle.
A spaventare i bagnini c’è un termine: l’interesse trasfontaliero certo. Le premesse non sono delle migliori. L’ultimo provvedimento del Consiglio di Stato, che si è espresso affiancando la Corte di giustizia europea, ha chiarito quali siano i diritti di un concessionario balneare toscano. Per i giudici le spiagge sono beni scarsi, l’esatto contrario di quanto sta cercando di dimostrare il tavolo tecnico a Roma. Inoltre la concessione ha un interesse trasfontaliero certo, dunque gli imprenditori d’oltre confine possono presentare offerte. I bagnini sperano che l’operato del governo tolga anche questa insidia così da giocarsi il rinnovo della concessione con molti meno patemi. "Vorrei capire come fanno i giudici a stabilire se c’è o meno scarsità del bene senza dati oggettivi, quelli che si sta cercando di ricavare al tavolo tecnico" contesta Diego Casadei presidente di Oasi Balneare. Intanto il conto alla rovescia delle concessioni continua. "I tempi sono strettissimi – riprende Casadei -. Serve un pronunciamento del governo il prima possibile perché non è pensabile lasciare ai Comuni la partita dei rinnovi delle concessioni. Il rischio è che possano muoversi in ordine sparso aprendo a una pioggia di ricorsi che danneggerebbe tutti".
Andrea Oliva