LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Carabiniere fermò aggressore. Encomio solenne per Masini: "Agì nella maniera corretta"

Il comandante generale dell’Arma Luongo ha conferito l’onorificenza al luogotenente. La soddisfazione del sindacato: "Riconosciuto il valore operativo di quell’intervento".

Un frame del video che documenta la sequenza degli spari di Masini per fermare l’assalto di Muhammad Sitta

Un frame del video che documenta la sequenza degli spari di Masini per fermare l’assalto di Muhammad Sitta

di Lorenzo Muccioli

Il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale Salvatore Luongo, ha conferito un encomio solenne, il primo del suo mandato, al luogotenente Luciano Masini, comandante della stazione di Villa Verucchio che la notte di Capodanno sparò contro Muhammad Sitta, 23enne egiziano, uccidendolo, dopo che lo straniero aveva aggredito e ferito con un coltello da cucina quattro persone, tra cui due studenti di 18 anni. Nei giorni scorsi la Procura di Rimini aveva chiesto l’archiviazione per il caso, riconoscendo la legittima difesa del comandante Masini. A dare notizia del riconoscimento è il Sim carabinieri, sindacato a cui Masini è iscritto, che "accoglie con profonda soddisfazione la decisione del comandante generale". Il Sim ricorda che fin da subito "ha sostenuto che il collega agì in una situazione di estrema necessità, privo di alternative, con l’unico obiettivo di proteggere la propria incolumità, quella del collega e quella altrui". "Nonostante i tentativi di alcuni di fomentare polemiche e odio – commenta il sindacato – le immagini diffuse dai media hanno confermato oltre ogni ragionevole dubbio la correttezza e la necessità dell’azione compiuta dal Luogotenente Masini. La decisione del comandante generale di riconoscere formalmente, anche sul piano premiale, il valore operativo di quell’intervento rappresenta un messaggio importante e rassicurante per tutti gli operatori in prima linea".

La scorsa settimana era arrivata la notizia della richiesta di archiviazione del fascicolo per eccesso colposo di legittima difesa, avanzata dal procuratore capo Elisabetta Melotti e dal sostituto procuratore Sara Posa. Masini, secondo la ricostruzione compiuta dalla Procura, avrebbe agito per legittima difesa, per tutelare se stesso e altre persone dall’aggressore armato di coltello. Un filmato, realizzato con il telefonino da un testimone che la sera del 31 dicembre si trovava in via Casale ha immortalato la prima parte dello scontro tra Masini e Sitta: il momento il cui carabiniere, sceso dall’auto, intima allo straniero di gettare l’arma. Sitta alza il coltello e continua ad avanzare. "Fermati, cosa stai facendo... vuoi morire?" gli urla contro Masini, indietreggiando, con il preciso intento di farlo desistere, ma l’egiziano comincia a correre impugnando l’arma da taglio. Il carabiniere, puntando la pistola verso il basso, spara quindi a terra una prima sequenza di colpi (sei in tutto, in un lasso di tempo di circa 3 secondi). A quel punto l’autore del video corre a nascondersi e e la ripresa si interrompe. La ricostruzione degli eventi successivi è stata determinata principalmente sulla base degli esami balistici. La prima raffica non basta a fermare Sitta, che non cade, non indietreggia e non si ferma. I successivi 5 colpi vengono esplosi in un arco temporale di un secondo: una dinamica che è stata ritenuta dalla Procura proporzionale rispetto al pericolo rappresentato dall’accoltellatore.

"Dopo un attimo che si era quasi fermato, guardandomi con odio si è lanciato verso di me e, non avendo più spazio né il tempo di allontanarmi, ho dovuto sparare per abbatterlo" ha riferito il luogotenente agli inquirenti. Il pomeriggio del 31 dicembre scorso, Sitta – che abitava non lontano dal luogo delle aggressioni, in un appartamento messo a disposizione dalla cooperativa che lo stava accompagnando in un progetto di inserimento lavorativo – era stato notato da alcuni conoscenti mentre si aggirava in stato confusionale fuori dalla moschea di Rimini. Gli accertamenti medico-legali hanno dimostrato che, quella notte, il 23enne egiziano non era sotto effetto né di droghe né di farmaci. Ad esprimersi sulla richiesta di archiviazione dovrà ora essere il gup di Rimini. I familiari del 23enne, difesi dall’avvocato Alvaro Rinaldi, potrebbero ora opporsi alla richiesta di archiviazione.