Cassa integrazione, 11 milioni di ore in un anno

Pesano gli effetti della pandemia: a Rimini il dato più alto della Romagna nel 2021. Cisl: "Ora servono interventi straordinari"

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di Giuseppe Catapano

Da un lato i redditi, i più bassi della Romagna. Dall’altro la cassa integrazione: nella classifica delle ore autorizzate dall’Inps nel 2021, Rimini primeggia e supera sia Forlì-Cesena, sia Ravenna. Quella che emerge, dunque, è un’istantanea tutt’altro che rosea per un territorio – ripresa del turismo a parte – che ha fatto i conti con la crisi innescata dalla pandemia. Nella nostra provincia, l’anno scorso, sono state autorizzate 11,2 milioni di ore di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga). Un calo consistente rispetto al 2020, quando ci fu un boom di richieste a causa del Covid: allora le ore autorizzate furono quasi 20 milioni. Vuol dire che la dimunizione è del 43,%, calo più basso in regione (solo Parma si avvicina con il -43,9%). Ma le buone notizie si fermano qui. Innanzitutto perché il confronto con il 2019, ultimo anno pre-pandemia, è impietoso: furono ‘appena’ 1,4 milioni le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps due anni prima, poi cresciute fino ai 19,9 milioni del 2020 per arrivare agli 11,2 del 2021.

Negativo, per Rimini, il confronto con le altre province romagnole: Forlì-Cesena si ferma a 10,2 milioni – sempre nel 2021 – con un calo del 54% nel confronto con il 2020; Ravenna a 8,1 milioni di ore, il 59,8% dei 20,2 milioni dell’anno prima. "Rispetto al 2021 – le conclusioni a cui arriva la Cisl Romagna – l’utilizzo degli ammortizzatori sociali nel nostro territorio è dimezzato, (29,7 milioni nel 2021, 62,5 nel 2020, ndr), ma i dati non sono ancora tornati ai livelli precedenti al Covid (4 milioni, ndr)". "E da inizio 2022 – afferma il segretario generale Francesco Marinelli – sono scaduti tutti gli ammortizzatori straordinari previsti per superare l’emergenza pandemica, per cui non sarà possibile per alcuni settori utilizzare la cassa in deroga, ma solo quella ordinaria".

Un problema non di poco conto, tanto che "a livello nazionale – continua Marinelli – ci sono stati incontri tra sindacati e ministero del Lavoro per affrontare la riforma degli ammortizzatori sociali, che come parti sociali chiediamo da tempo, per permettere a lavoratori e imprese di fronteggiare il caro energia, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e la chiusura di alcuni mercati in seguito alla crisi ucraina". Un’emergenza dopo l’altra, situazioni "che impattano – sostiene Marinelli – sulle attività economiche e quindi sui lavoratori. Crediamo siano fondamentali interventi straordinari in grado di evitare le conseguenze più pesanti sulle attività produttive e sul reddito dei lavoratori, anche attraverso un forte ed immediato investimento sulle politiche attive e in materia di formazione".