"Cave dismesse, nuovi bacini anti siccità"

L’ex presidente del Cer, Enrico Santini: "Siamo in ritardo di 40 anni. Non è più il tempo di guerre di partito, il problema è di tutti"

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"Siamo in ritardo di oltre 40 anni. Già nel 1980 si parlava di cave del Marecchia come bacini di stoccaggio dell’acqua". Enrico Santini, riminese, lo va dicendo da sempre. È un suo cavallo di battaglia e adesso che la crisi idrica si fa sentire, pare che finalmente si possa realizzare il suo sogno. Un’opera che mai come di questi tempi è fondamentale per il futuro di tutta la Riviera. Già presidente del Cer (Canale emiliano romagnolo) e attuale consigliere nazionale dell’Anbi (Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni), Santini ritiene che si sia perso troppo tempo, forse anche per colpa di guerre di partito. "Negli anni ’80 quando già si parlava di utilizzare le cave come invasi, l’allora sindaca comunista di Santarcangelo, voleva chiuderle. Forse per non scontentare la diga di Ridracoli, in provincia di Forlì, che era il punto forte del Pci per quel che riguarda la risorsa idrica della Romagna".

Adesso le cose stanno cambiando. Qualcosa si muove dopo oltre 20 anni di studi. Il progetto porta la firma del Consorzio di bonifica della Romagna e riguarderà prima di tutto due dei laghi più importanti del territorio, il lago Santarini e quello Azzurro. Si sta progettando un sistema di recupero delle acque del fiume Marecchia che arrivano da monte, unite a quelle pulite del depuratore di santa Giustina, che non dovranno più essere disperse in mare. A questo primo progetto, finanziato dal Pnrr con un importo di 15 milioni di euro, si aggiunge il piano di Romagna Acque in corso di approvazione, che prevede l’utilizzo di altri sei laghi artificiali per invasi di riserva: le due infrastrutture, rispettivamente a destra e a sinistra del fiume Marecchia, consentirebbero il recupero di circa 4 milioni di metri cubi di acqua. Anche la politica sembra essere dunque d’accordo su questa soluzione, al punto che pochi giorni fa, il segretario provinciale del Pd, Filippo Sacchetti, nonchè assessore alla pianificazione urbanistica di Santarcangelo, dichiarava: "Il progetto di recupero delle ex cave come bacini di stoccaggio e distribuzione d’acqua nella bassa Valmarecchia va sostenuto, perché rappresenta una valida soluzione per contenere le problematiche conseguenti alla riduzione delle risorse idriche".

Santini a questo punto tira un sospiro di sollievo. La siccità è spaventosa e non si può fare finta di niente. "Il Marecchia trasporta al mare 300milioni di metri cubi d’acqua in un anno - dice l’ex presidente del Cer - Ridracoli contiene 30 milioni di metri cubi, le cave in tutto dagli 8 ai 10 milioni di metri cubi di acqua. Sarebbe una bella risorsa. Il punto è che questa cave sarannno utilizzate con le acque reflue del depuratore, sulle quali ho qualche dubbio, perché in agricoltura, se andiamo verso il bio, le acque reflue non sono il massimo".

Le gravi responsabilità della Romagna finora sono quelle che riguardano l’Italia intera. Quello che oggi viviamo è conseguenza di inadempienze ben precise, figlie di interventi non fatti, che sicuramente avrebbero reso la situazione di oggi un po’ meno drammatica, a voler esser buoni. Bisogna passare dalle parole ai fatti. Perché non c’è più tempo per attendere. La crisi idrica non è di ieri. "E’ dal 2003 che il fiume Po ci manda segnali ben precisi – sostiene Santini – che ci dice che le cose stanno cambiando, che la siccità è un pericolo". Ma noi abbiamo fatto finta di niente, fregandocene. "Usiamo l’acqua di Ridracoli per lo sciacquone del bagno, per pulire le strade e per annaffiare i giardini – continua Santini – Non possiamo utilizzare la risorsa idrico-potabile come se fosse infinita. In questi anni come risparmio non abbiamo fatto niente. I nostri amministratori, invece, devono rendersi conto che le urgenze che devono affrontare sono drammaticamente collegate alle nostre vite, o perlomeno al nostro stile di vita. Nel nord Italia l’inverno non c’è stato. non ha nevicato e neppure ha fatto freddo. Il risultato drammatico è che i corsi d’acqua e i laghi sono già ai minimi come se fossimo ad agosto".

La politica è chiamata a prendere provvedimenti che riguardano l’acqua, definita "l’oro blu", ma della cui importanza invece non ci rendiamo conto, come per tutte le cose che sono ancora abbondanti.

"Smettiamo di dividerci tra scuole di pensiero – conclude Santini – l’acqua c’è, ma bisogna fare in fretta, il tempo è scaduto. Occorre ragionare sulle opportunità migliori. Il fiume Marecchia è una risorsa, non serve solo Rimini ma tutta la realtà della Riviera. E non possiamo immaginare che il nostro territorio possa avere problemi d’acqua. Ma ti immagini gli alberghi se dovessero razionare l’acqua? Io vedo il problema in chiave dinamica. La Romagna è sempre stata capace di fare squadra. Credo che le risorse locali vadano utilizzate al meglio, per il bene di tutti".