Ceis, 75 anni e una storia da film "Modello seguito in tutta Europa"

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È nato 75 anni fa sulle macerie della Seconda guerra mondiale per ospitare i bambini orfani grazie a una donazione del Soccorso operaio svizzero: è il Centro educativo italo-svizzero, frutto della visione pedagogica di Margherita Zoebeli, giunta all’epoca da Zurigo per coordinare i lavori. Oggi un documentario, presto in uscita al cinema, ne ripercorre la storia. Il villaggio di capanne di legno, che dapprima ospitava gli sfollati, è diventato il laboratorio per un nuovo metodo didattico basato sulla pedagogia attiva. Niente file di banchi. I bambini lavorano in gruppi e sottogruppi seguiti da più insegnanti per classe. Fondamentale l’uso del corpo e il rapporto con la natura. "Non ci sono tracce educative del suo progetto", ricorda il presidente del Ceis Romano Filanti. A Zoebeli "piaceva non lasciare tracce, ma vivere questo progetto tutti i giorni con i bambini e le sue collaboratrici". In pochi anni l’esperienza fuori del comune del Ceis è divenuta conosciuta a livello internazionale ed ha richiamato pedagogisti da tutta Europa. Il suo modello è stato raccontato in un documentario prodotto da Gruppo Icaro, Ceis e fondazione Margherita Zoebeli dal titolo ‘Lo spazio che vive’ che uscirà nelle sale cinematografiche riminesi il 13 e 14 giugno. Il regista Teo De Luigi ha conosciuto e collaborato con la fondatrice svizzera morta nel 1996. "Rientrando in questo luogo dopo tanti anni – dichiara – ho sentito un richiamo naturale, istintivo".