"Chioschi bar inadatti per lavorare in autunno"

Fabrizio Pagliarani (Confesercenti): "Le strutture esistenti non consentono di tenere aperti dopo una certa data. Serve un piano urbanistico adeguato"

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di Mario Gradara

Spiagge affollate anche in questo ottobre caldissimo, ma riminesi e turisti, trovano tutto chiuso, o quasi.

Come la mettiamo?

"Il tema sollevato da Mauro Santinato sulle pagine del Carlino – attacca Fabrizio Pagliarani, presidente del Consorzio operatori balneari Marina Riminese di Confesercenti – deve essere l’occasione per non affrontare l’argomento in maniera banale e semplificata, ma per discutere seriamente sul piano dell’arenile e, più in generale, su quale città vogliamo e quindi di quali strumenti urbanistici dotarla".

Facciamolo.

"Innanzitutto però va detto che rispetto agli anni passati, questo autunno sono diversi i ristoranti di spiaggia ancora aperti, così come qualche stabilimento balneare, attività che tentano eroicamente di tenere aperto. Siamo piccoli imprenditori che hanno fatto le loro valutazioni, ma siamo legati a un filo".

Il vento della burrasca?

"Esattamente. Ricordiamoci cosa è successo negli ultimi 10 giorni di settembre, con il vento, il maltempo, le mareggiate e gli stabilimenti allagati: non abbiamo strutture adatte a restare aperte in certe condizioni e a garantire la ristorazione fissa".

Strutture non adatte: cioè?

"Se arriva una botta di bora non possiamo lavorare. Per ampliare i periodi di apertura dobbiamo avere garanzie. E poi..."

Dica.

"C’è il tema dei contratti, dell’occupazione di suolo, di dover garantire una sicurezza anche ai dipendenti: i contratti del personale vanno fatti con anticipo, non possiamo farli lavorare in base al meteo".

Ci sono i contratti a chiamata.

"Certo, ma non è facile trovare personale con contratti lunghi, figuriamoci per pochi giorni".

Ma i ristoratori di spiaggia vogliono restare aperti?

"Sì, anche se ovviamente non è pensabile che siano aperti tutti tutto l’anno. Ma gli ostacoli sono numerosi, compreso il caro bollette, che ha costretto già diverse attività a restare chiuse o ridimensionarsi".

E’ partito da poco il confronto sul nuovo piano spiaggia, un’occasione importante?

"Sì. Perché al momento le strutture esistenti non consentono di lavorare oltre a una certa data. Si sta ragionando sul piano spiaggia, ci sono imprenditori pronti. Come vogliamo immaginare il futuro dell’arenile e della città?"

Lo dica lei.

"Servono strutture che possano rispondere all’esigenza di una stagione più lunga. Ne stiamo parlando con l’amministrazione. Le imprese hanno bisogno di norme che permettano loro di programmare investimenti e innovazioni. Serve un piano urbanistico adeguato a un’idea e progetto di città".

Poi abili e arruolati?

"Certo. Però un’osservazione: d’estate più di una volta la spiaggia è finita nel mirino da parte di qualcuno perché a suo dire si fa ’troppo’. Ora la critica che riceviamo è per il motivo opposto, perché ’manca’. Allora, se ciò che cercano i turisti è la spiaggia, riconosciamole il giusto valore e mettiamo lì i contenuti. Ma dobbiamo crederci tutti. E facciamo una riflessione seria, perché siamo già in ritardo".