"Chiudo gli hotel Quest’anno il gioco non vale la candela"

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"Dopo aver aperto i miei due alberghi anche lo scorso anno nei mesi invernali, quest’anno ho deciso di restare chiusa. In questo momento non è remunerativo. L’unica certezza che abbiamo è purtroppo quella dei rincari astronomici di materie prime ed energia. Il gioco non vale la candela". E’ sconsolata Maria Luisa Gelsi, imprenditrice turistica, titolare degli hotel Concordia e Arno.

Lei avrà fatto e rifatto conti e proiezioni, prima di prendere una simile decisione

"Intanto con il commercialista ho fatto quelli dell’estate. Che è stata buonissima per numero di presenze. Tanta gente, una bella stagione. Ma quanto agli utili, siamo andati malissimo: si può dire che siano letteralmente spariti".

Ha quantificato i rincari avuti, insomma i costi aggiuntivi per la gestione dei suoi alberghi?

"Solo per l’hotel Arno da giugno ad agosto abbiamo pagato 45mila euro di luce. Un salasso. Poi ci sono acqua, gas, rifiuti, personale. Difficilissimo da trovare, e per tenercelo abbiamo dovuto pagare di più i dipendenti. Tenendoli in servizio anche nei periodi più spenti".

Quanto alle bollette?

"Le bollette della luce aumentate fino a cinque volte: da 3.200 euro a 12.000 in un albergo; da 3.600 a 15.000 nell’altro. Lo stesso per i rincari alimentari, con incrementi anche di quattro volte del prezzo della pasta. Il sospetto è che qualcuno ci abbia anche marciato".

Quanto a questi mesi autunnali e al periodo natalizio?

"A meno che non arrivino sorprese in positivo da parte del governo, non vale la pena fare aperture spot, tantomeno continuative. Per la prima volta resteremo chiusi".

Anche in occasione delle fiere invernali, a partire dal Sigep?

"Dispiace davvero dover dire di no ai clienti. Tra l’altro per il periodo natalizio stiamo già ricevendo parecchie richieste. Lo scorso anno, come dicevo, eravamo aperti, con ottimi risultati. In realtà sono molto preoccupata per il ponte pasquale. Sarò costretta ad aprire perché avevo già stipulato dei contratti in precedenza, ma ho il terrore di dover aprire e lavorare in perdita. Un rischio concreto".

Mario Gradara