CronacaRimini, il clandestino costretto a restare in Italia

Rimini, il clandestino costretto a restare in Italia

Vorrebbe tornare in Gambia, ma per la legge non può: è senza passaporto. E in mancanza di accordi bilaterali col suo Paese non può partire

Secondo i dati del Viminale i migranti sbarcati nel 2019 sono stati 11.471 (foto archivio)

Secondo i dati del Viminale i migranti sbarcati nel 2019 sono stati 11.471 (foto archivio)

Rimini, 17 febbraio 2020 - "Chiedo solo di tornare in Africa". Un appello accorato quello che viene da un giovane profugo del Gambia a Rimini. Il paradosso è che, in mancanza di accordi bilaterali tra l’Italia e il suo Paese d’origine, il 29enne è di fatto bloccato qui. Ma la via del ritorno è altrettanto difficile di quella di andata. Quando è arrivato in Sicilia su un barcone sognava un futuro, una vita migliore: una casa, un lavoro, una famiglia. Un sogno diventato incubo, fatto di qualche problema di salute, mancanza di un’abitazione stabile, di un’occupazione.

Un quadro che si è complicato nelle ultime settimane. "Mentre si trovava nella struttura di accoglienza don Gallo è stato necessario intervenire per placarlo – racconta il vicesindaco di Rimini, Gloria Lisi –, stava dando segnali di squilibrio psichico e insofferenza, perché non sopporta più la situazione". Nell’occasione sono dovuti intervenire poliziotti e sanitari dell’ospedale. "È qui come richiedente asilo, ma non vuole più attendere il responso finale, in Italia sta male. Purtroppo non riusciamo ad accontentarlo. Non ha passaporto", aggiunge Lisi. Dal Consolato solo una certezza: per averlo possono passare anni.

La paradossale vicenda non è unica: "A Rimini una decina tra profughi e richiedenti asilo hanno chiesto il rimpatrio – dice Luciano Marzi, responsabile sportello comunale di assistenza agli extracomunitari – come il 29enne del Gambia hanno un permesso di soggiorno temporaneo ma non il passaporto, quindi non possono partire".

"Il decreto Salvini, che doveva rendere più facili i rimpatri, in realtà non li aiuta affatto", attacca il vicesindaco Lisi, che ha deciso di rendere pubblica la storia del 29enne gambiano. "Ma cosa c’entra il decreto sicurezza con la difficoltà a rimpatriare quel profugo? – replica il deputato leghista Jacopo Morrone, già sottosegretario alla Giustizia del governo giallo-verde –. Chiunque si trovi senza documenti in un Paese non può rimpatriare per ovvie ragioni di sicurezza. Non si viaggia senza documenti". Prosegue Morrone: "Pochi rimpatri? Noi abbiamo migliorato la situazione iniziale. Ma nei Paesi d’origine i profughi non li vogliono indietro".

Mancano accordi bilaterali: "Quelli sono fondamentali e infatti Salvini – conclude Morrone –, da ministro dell’Interno, era spesso in Tunisia, Libia, per migliorare questi accordi, e favorire così il rimpatrio dei profughi provenienti da quei Paesi. Ma senza accordi non si fa niente".